Governo, gli industriali veneti si sentono “traditi”
A suscitare l’indignazione degli industriali veneti è l’aumento dei vincoli e dei costi per i contratti a termine. Il decreto dignità nel mirino
Per una parte che sembra essere soddisfatta del lavoro del nuovo Governo M5S-Lega (soprattutto per quanto riguarda il decreto dignità), ve n’è una pesantemente indignata. 600 industriali veneti hanno manifestato il loro dissenso nei confronti del Governo.
In particolare, nel mirino degli imprenditori, vi sono il decreto dignità e i ministri leghisti. Lo scontento era evidente in due riunioni di Confindustria Venetocentro, che si sono svolte a Treviso e a Padova. Le parole del presidente Massimo Finco non lasciano spazio ad illazioni: “Luigi Di Maio non ha mai lavorato in vita sua. Anche il presidente della Regione non può far finta di niente in cambio di un barcone di immigrati in meno.”
Ad agevolare il malcontento degli industriali, è stato l’aumento dei vincoli e dei costi per i contratti a termine. Anche Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, ha attaccato il decreto: “È antitetico al contratto di programma, che verte su due elementi, reddito di cittadinanza e flat tax. Invece si aumenta il costo dei contratti a tempo indeterminato e il costo dei licenziamenti.”
A questo attacco, il ministro Luigi Di Maio ha fermamente risposto: “Forse Boccia non ha letto bene il testo.”
La polemica è destinata a continuare.
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