Coronavirus, il Governo studia il “lockdown di ritorno”
In caso di risalita dei contagi, il Governo valuta un lockdown di ritorno che le Regioni dovranno attuare in caso di nuovi focolai
La fase 2 potrebbe portare un minimo di normalità nella vita negli italiani, ma anche qualche rischio. La curva dei contagi, infatti, non scende nella maniera in cui ci si aspettava e per molti la riapertura in queste condizioni potrebbe significare il crearsi di nuovi focolai.
Ecco allora che il Governo corre ai ripari. A Palazzo Chigi, infatti, si sta lavorando ad un possibile “lockdown di ritorno” qualora si dovessero registrati elevati contagi. La storia recente del virus ha insegnato che individuare e circoscrivere subito i focolai è decisivo. Per questo motivo si valutano nuove possibili restrizioni anche dopo il 4 Maggio, deadline per la prima ondata di chiusure in casa.
Il Governo sta valutando se inserire un meccanismo automatico che vincoli le Regioni o se procedere di caso in caso. Se dopo l’avvio della fase 2 dovesse salire pericolosamente l’indice del contagio (R0), il lockdown tornerebbe a scattare in alcune aree del Paese.
Il meccanismo del “lockdown di ritorno” prevede anche l’isolamento di quei territori dove i contagi potrebbero tornare a essere pericolosi. La preoccupazione maggiore del Governo e degli scienziati è quella di non riuscire a mantenere i cittadini nelle loro casa ancora per lungo tempo. La riapertura di alcune attività potrebbe incidere pesantemente su una possibile nuova ondata di contagi. Ecco perché l’esecutivo valuta ogni possibilità per smuovere la faccenda e scongiurare altri focolai. Questi, infatti, farebbero precipitare nuovamente la situazione.
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