23 Aprile 2015 - 13:32

Il divorzio breve è legge, il via libera della Camera

divorzio

La Camera ha approvato in via definitiva il ddl sul divorzio breve che riduce i tempi di separazione obbligatoria e mette in pari l’Italia con l’Europa

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Il divorzio breve è legge. Finalmente, dopo circa dieci anni di discussioni in Parlamento, ieri è arrivata la fumata bianca. Con 398 sì, 28 no e 6 astenuti, la Camera ha dato l’ultimo via libera al testo che modifica la legge 898 del 1970, riducendo i tempi complessivi che servono per il divorzio. Sono ridotti da 3 anni ad 1 i tempi di attesa tra separazione e fine ufficiale del matrimonio e, nel caso in cui la separazione sia consensuale, i tempi scendono a 6 mesi indipendentemente dalla presenza o meno della prole.

Importanti novità anche sul fronte patrimoniale: per quanto concerne la comunione legale, la comunione dei beni si scioglie quando il giudice autorizza i coniugi a vivere separati o al momento della sottoscrizione della separazione consensuale.

“L’approvazione definitiva della legge sul divorzio breve rappresenta un passo importante che cancella una situazione anacronistica e risponde alle aspettative dei cittadini. È una vittoria dei socialisti che in prima lettura alla Camera hanno proposto l’emendamento che riduce a sei mesi i tempi per ottenere il divorzio consensuale, ed è una vittoria per il Paese”. Lo ha dichiarato Pia Locatelli, presidente onoraria dell’Internazionale socialista donne e deputata del PZI, intervenuta alla Camera per la dichiarazione di voto sul provvedimento.  Certo si poteva fare di più e di meglio – ha aggiunto la parlamentare socialista – soprattutto per quanto riguarda lo stralcio da parte del Senato dell’emendamento che avrebbe consentito, in assenza di figli minori o “non indipendenti”, la dissoluzione rapida del matrimonio senza passare per la separazione. Ma il meglio spesso è nemico del bene. Ci auguriamo adesso che questo provvedimento faccia da apripista per le altre leggi sui diritti civili, dalla legge sulle coppie di fatto, omo e etero, a quella per il fine vita, sulle quali siamo ancora in spaventoso ritardo”.

Si dice soddisfatto il premier Matteo Renzi che in un tweet di ieri scrive: “Il è legge. Un altro impegno mantenuto. Avanti, è .

Le perplessità non sono mancate. C’è chi, come qualche esponente della Lega, ha chiamato in causa l’assenza di tutela dei figli, chi, come qualche deputato di AP, FI e FdI, il pericolo che i tempi brevi possano minare la stabilità della famiglia.

In realtà, sorvolando sul perbenismo di matrice cattolica tipicamente italiano, la riforma, garantendo tempi più brevi a coloro che sono in attesa di divorzio, potrà incidere in modo positivo sulle cause di separazione in atto.  I dati sulle separazioni, infatti, ci dicono che nel 2013  sono arrivate all’iscrizione nel registro dei tribunali 103.184 separazioni, tra consensuali e giudiziali: un po’ più della metà dei matrimoni celebrati nello stesso anno.

Con i  dati alla mano il ddl abbrevia un procedimento che fino a ieri prevedeva tempi lunghissimi (ai tre anni di attesa tra separazione e divorzio andavano aggiunti i tempi della giustizia) e molto spesso interminabili anche nel caso di separazione consensuale.

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