Il Gobbo di Notre Dame – Il Romanticismo di Victor Hugo

Il gobbo di Notre Dame (The Hunchback of Notre Dame) è il 34° Classico Disney, distribuito nelle sale nel giugno 1996. Rappresenta uno dei picchi più alti mai toccato dallo studio. Un film profondo e ben fatto, tra i più famosi di sempre nell’animazione

Nel 1831 Victor Hugo scrisse la sua prima opera prima di diventare il massimo esponente del Romanticismo in Francia. Notre-Dame de Paris è un romanzo ambientato nella Parigi basso medievale, al tempo del regnante Luigi XI.

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La festa dei folli, La Corte dei Miracoli, la cattedrale di Notre-Dame, tutti elementi che diverranno presto iconici nel mondo della letteratura e non solo. Grazie al riadattamento da parte della Disney, nel 1996, la storia di Quasimodo diventò una delle più famose e amate del mondo.

Rinascimento Disney, ogni film una garanzia?

La Disney continuò a cavalcare il suo Rinascimento nei nostalgici anni ’90. Dopo pellicole di eccelsa qualità quali Il Re Leone e La Bella e la Bestia, la Disney ripiegava i suoi progetti sull’adattamento di una storia di caratura ancora più nota. Il gobbo di Notre Dame è una rivisitazione tra le migliori che ricordiamo nella storia del cinema. Lo studio prende in mano il romanzo di Victor Hugo, mantenendo l’atmosfera e i messaggi, re-interpretandola e rendendola fruibile al grande pubblico.

Molto spesso, durante decenni non felicissimi per la Disney, lo studio aveva difficoltà ad accontentare i propri target di riferimento. Se fin da subito un enorme studio di produzione attrae la curiosità dei cineasti, ma anche dei fanciulli incantati dalle sue favole, la strada industriale e artistica da percorrere non è tra le più facili. Eppure la Disney molteplici volte è riuscita a risalire da momenti di forte crisi inventiva ed economica grazie a rischi, innovazioni e tante emozioni.

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Il giudice Claude Frollo è alla continua caccia degli zingari che popolano Parigi. È determinato nel rimuoverli, a qualsiasi costo. Con cotanta cattiveria e crudeltà si apre la pellicola, dalla quale sopravvive lo sfregiato Quasimodo, infante dal volto sfigurato. Frollo, chiamato al giudizio, risparmia l’innocente crescendolo e istruendolo secondo il suo credo. Un credo cinico, spietato, una visione del mondo vista con gli occhi di chi ama solo se stesso.

Ma Quasimodo non è l’unico essere indipendente del film. La tematica della dipendenza e della libertà si ripeterà spesso nel film. Esmeralda difende la sua cercando di guadagnare col suo talento da incantatrice e ballerina. Febo invece ha un’esperienza nel campo militare ed è intento a compiere il suo mestiere, che ben presto entrerà in conflitto con gli ideali del giudice Frollo.

Tra fantasia e Romanticismo, elementi letterali nel mondo del cinema

Il gobbo di Notre Dame è una delle pellicole più toccanti che lo studio abbia mai realizzato. Questo grazie alla realtà, cruda e cinica, di una Parigi in fiamme tra diversità e classi sociali. Quasimodo è costretto a vivere nascosto in una cattedrale, soggiogato dal volere di Frollo, antagonista che più di ogni altro rappresenta l’essenza di ciò che la Disney vuole trasmettere come “malvagio”.

La pellicola è arricchita da altri personaggi come Esmeralda, gitana che incanta chiunque incontri, simbolo di una classe povera che riempie una Parigi molto meno artistica e aperta allo scambio culturale di come la conosciamo oggi. Febo invece è un soldato che dovrà opporre i suoi ideali al suo lavoro, la cui spada sfruttata da uomini più potenti di lui per istinti molto più bassi dell’etica che contraddistingue gli uomini di parola come lui.

Sebbene il cartone animato cambi molteplici aspetti della trama rispetto alla versione originale, la sceneggiatura è ben scritta. Accompagnano bene le canzoni, sempre più introspettive per i personaggi principali. Ma come mai la Disney mette in mostra grande maturità nel comparto musicali, con temi disturbanti e parole pesanti. Una pellicola che si distingue subito dagli altri Classici proprio per il modo di trattare la tematica della povertà, del perdono e della libertà.

Menzione d’onore per le statue gargoyle in cui vediamo spesso Quasimodo parlare. Queste rappresentano semplicemente se stesso. Le tre statue infatti non hanno nessuna interazione e nessun dialogo con nessun altro personaggio. La loro, per l’appunto, animazione, avviene solo quando Quasimodo è da solo e pensa, spesso entrando in conflitto proprio con se stesso. Una chicca avvincente e toccante che ci introietta nel carattere del personaggio protagonista, tormentato da una volontà anteposta alle regole che gli sono sempre state inflitte.

Redazione ZON

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