8 Ottobre 2015 - 19:55

Il guardiano di Pietra, sulle tracce del sabba e della grande madre nel Sannio campano. Il nuovo libro di Carlo Napolitano

il guardiano di pietra

L’antica tradizione della magia beneventana raccontata nel nuovo libro di Carlo Napolitano, Il guardiano di Pietra. L’intervista di Zon.it all’autore

[ads1]

Un libro per raccontare le tradizioni campane e l’antica storia della magia a Benevento, un libro che intende ripercorrere la tradizione dei culti esoterici con uno sguardo sì alla leggenda, ma con l’occhio vigile della ricostruzione storica.

Un’indagine che scopre l’ultimo velo sul vero significato di un’affascinante leggenda. Questa la descrizione che l’autore propone sulla copertina del suo libro.

Carlo Napolitano,  docente di lettere e scienze umane, ha pubblicato altri libri sull’argomento, indagando per mezzo del filtro narrativo che il racconto offre, le tematiche esoteriche. Ha esordito nella scrittura con la raccolta di storie noir ” Oltre la soglia”, a cui sono seguiti “Il volto dell’Angelo”, “La notte dell’arcano”, il saggio “Il triangolo stregato”, “Il mistero del noce di Benevento” e una raccolta di poesie dal titolo “Gli sguardi di dentro”.

Un autore molto versatile, la cui poliedricità gli ha dischiuso le porte della narrativa e della poesia.

Zon.it ha intervistato lo scrittore circa il suo nuovo libro, un’interessante chiacchierata con l’autore sul fascino delle suggestioni, di tutto quello che non è direttamente riconducibile alla ragione e sulla bellezza di territori, molto spesso dimenticati o fruibili in maniera parziale.

Il guardiano di Pietra

Il guardiano di Pietra

  • Ci parli del suo nuovo lavoro, naturalmente nei limiti di una descrizione che non sveli troppo.

-‘Il Guardiano di pietra’ rappresenta la chiusura di una lunga indagine iniziata anni fa e che mi ispirò, all’inizio, la trama di un romanzo, ‘La Notte dell’Arcano’ e poi continuò con un saggio, ‘Il Triangolo Stregato (il Mistero del Noce di Benevento)’, primo tentativo di dare una sistematizzazione alle mie ricerche. In effetti cercavo di trovare una base all’affascinante leggenda dell’albero delle streghe, divenuto famoso in tutta Italia e in molte regioni del nord Europa durante i secoli bui della caccia alle streghe. Volevo capire se era possibile identificare un’area specifica nel territorio intorno a Benevento che potesse suffragare quello che è stato, secondo me a torto, considerato solo un mito. Nel fare ciò ho operato un’azione di cernita fra le varie ipotesi suggerite dagli studiosi sulla probabile ubicazione del Noce e mi sono quindi concentrato su un’area che nella letteratura del folklore, nei racconti che circolano tra la gente, nonché in resoconti di fatti recentemente accaduti era ritenuta la più probabile all’origine della leggenda dell’albero magico.

Arrivato a questo punto, con l’aiuto di una valente ricercatrice e giornalista, Jenny Capozzi, ho iniziato ad approfondire gli elementi che avevo tra le mani. I risultati sono stati sorprendenti e ci hanno permesso di avere una mappa precisa dell’area di territorio interessata; un’area ben delimitata dai segni dell’uomo nel corso dei secoli passati.

In questo secondo saggio ho approfondito le tematiche che avevo isolato, nel contesto del rapporto tra l’albero delle streghe, la figura della Dea Madre e il rituale del sabba. La toponomastica dei luoghi, l’analisi di alcune strabilianti coincidenze, alcuni elementi religiosi inspiegabili e il valente aiuto di Jenny Capozzi, con la quale si è sviluppata una grande amicizia, sono stati fondamentali. A ciò si è aggiunto l’apporto fornitomi da valenti ricercatori, Domenico Cambria, studioso della civiltà irpina, il prof. Iannace, docente di fisica acustica della Seconda Università di Napoli e l’architetto Clementina Saccomanno.

  • Il suo nuovo libro narra di una realtà, quella di alcune pratiche magiche del beneventano, realmente esistita e comunque non ristretta alla sola Campania, come mai si è interessato al fenomeno della stregoneria?

-In realtà sono sempre stato affascinato dall’immagine del femminino sacro, che è fortemente legato al mondo dell’inconscio, al sentire più che all’analizzare che è tipico della mentalità maschile. Il rapporto del femminile con la natura è, secondo me, un qualcosa di più immediato, istintuale; e richiamante in maniera più pregnante la realtà archetipica che governa le nostre paure ma anche le nostre speranze, i nostri desideri più nascosti. Penso che la donna sia il vero veicolo di accesso alla comprensione di tutti quegli elementi che sfuggono alla categorizzazione, trait- d’union con quel mondo onirico che rappresenta ancora il nostro coinvolgimento più profondo con i riti e le stagioni della Madre Terra, nonostante la quasi incapacità che ormai mostriamo, di connetterci ad essa e di rispettarla, spesso capaci solo di inquinarla. La figura della sacerdotessa e la stessa stregoneria acquistano quindi, in tale contesto, un valore simbolico di ‘ritorno alla Madre’ e di riavvicinamento all’Io primordiale archetipico presente in ognuno di noi.

  • Crede che un’antica storia possa essere utile al turismo culturale? intendendo per cultura non solo il folklore e la curiosità spicciola ma il turismo che si alimenta della storia.

-Nel caso specifico una storia come questa potrebbe avere una ricaduta molto forte sul territorio, in termini di turismo, purché gli amministratori ne sappiano approfittare e valorizzino quello che è, secondo un mio modestissimo parere, un vero tesoro che il passato della bellissima terra del Sannio ha preservato sino ai giorni nostri. Ma per fare ciò si dovrebbe uscire dalla mera logica dei circuiti enogastronomici che, seppur apprezzabilissimi, non costituiscono certo l’unico elemento di fascinazione esercitato dal territorio beneventano sul turista. Pensi ad esempio a quello accaduto con Rennes le Chateau, in Francia. Quel piccolo paese legato alla misteriosa storia dell’abate Sauniére e la sua stessa chiesa hanno richiamato, nel corso degli ultimi decenni, moltissimi turisti e studiosi dell’esoterismo che – se vogliamo vederla dal punto di vista prettamente economico – hanno giovato non poco a quei luoghi. Benevento e i suoi dintorni hanno tutti gli elementi per creare ed alimentare un turismo colto, sul quale si può giocare la carta dell’impiego di tanti giovani preparati e del loro entusiasmo, ammesso però che la politica esca dalla mera retorica dei buoni propositi e agisca sul serio.

  • Anche i suoi precedenti libri presentavano storie legate all’occulto, che cosa la incuriosisce del mondo esoterico?

-In ognuno di noi è presente una dimensione ‘altra’, esoterica, che sfugge alle categorizzazioni. Pensi soltanto, per esempio, al potere dell’intuito, alle profonde percezioni che alcuni tra noi, dotati di maggiore sensibilità, hanno rispetto all’ambiente circostante, a fatti che accadono quotidianamente o che sono accaduti nel passato. L’esoterismo rappresenta il vero mondo della spiritualità, slegato dalle religioni istituzionalizzate coi loro riti ormai svuotati d’ogni senso e incapaci di dare risposte concrete ai problemi di oggi, spesso foriere di divisioni e guerre invece che di autentica pace tra gli esseri umani. L’accettazione dell’altro, del diverso, passa attraverso la piena accettazione della nostra più intima natura e della Madre Terra, della quale siamo tutti figli. Viviamo in un’epoca che ha ormai banalizzato stili e modi di vita alternativi e più vicini alle nostre origini, commercializzandoli dietro etichette e programmi pomposi, che nascondono un unico scopo: il lucro. Ma il mondo degli antichi Misteri non ha perso la sua forza di attrazione e dal lontano passato continua a ricordarci che le ‘verità nascoste’ sono le verità eterne, delle quali si alimenta continuamente il nostro inconscio; ultime corde che ci trattengono alla nostra umanità, proprio adesso, che rischiamo di perderci in una realtà ormai artificiale e svuotata di vere emozioni.

  • Crede nella magia?

-No, non credo alla magia nel senso comune del termine, anche se durante i periodi delle mie ricerche nel beneventano mi sono accaduti alcuni fatti che definirei certamente inspiegabili. Uno di questi ‘fenomeni’ è stato persino catturato dalla mia macchina fotografica e l’ho pubblicato nel Triangolo Stregato; e ciò non per creare sensazionalismi bensì per mettere totalmente a disposizione del lettore l’esperienza che avevo vissuto, per renderlo partecipe fino in fondo del contesto nel quale mi muovevo e delle domande che andavo ponendomi. Ma personalmente sono convinto che tutto quel che a volte chiamiamo magico abbia una sua spiegazione, che non deve però disvelarsi sempre e unicamente nei confini della logica nella quale ci ha spinto il nostro esasperato razionalismo. Sostanzialmente intendo dire che possono esserci altri mondi, altre realtà, parallele alla nostra ma che noi semplicemente non vediamo poiché non abbiamo ancora gli strumenti per farlo. E se lei pensa agli sviluppi della moderna medicina sulla scia delle attuali teorie quantistiche, che stanno cambiando la nostra percezione della fisica classica, non potrà che essere d’accordo con me. 

  • Infine, una domanda sulla terra che è al centro del suo libro, la Campania, una regione molto spesso al centro delle polemiche soprattutto culturali che la vedono terra negletta, pensiamo a Pompei e alla Reggia di Caserta, crede che sia possibile un recupero dell’antica e ricca tradizione culturale partenopea e campana? E se sì, in che modo?

-La Campania, come lei ben sa, è un vero scrigno di tesori. Noi siamo letteralmente seduti sull’oro ma sembra che non sappiamo assolutamente gestire con efficacia questo immenso patrimonio naturale e culturale che abbiamo ereditato. Persino certi ‘addetti ai lavori’ a volte evidenziano un’ignoranza spaventosa rispetto a certe problematiche che i beni culturali e ambientali presentano. Non intendo con questo dare lezioni a nessuno ma i risulati sono sovente sotto gli occhi di tutti. Noi cittadini siamo i primi custodi della natura e della cultura della nostra terra, poi vengono le istituzioni. Ma le leggi dello Stato possono ben poco se in noi non avviene un cambio di mentalità; dobbiamo rispettare la Natura, non inquinando e non distruggendo per mero egoismo. E dobbiamo reimpadronirci dei nostri beni culturali, rispettandoli, proteggendoli, valorizzandoli attraverso le nostre risorse economiche, la ricerca e la preservazione, e rendendoli fruibili a tutti poiché essi sono di tutti.

Sono la memoria e il futuro della nazione e sono i gioielli che rendono l’Italia – e non solo la Campania – bella e ammirata in tutto il mondo. Ma per fare ciò non dobbiamo partire solo da una maggiore e più incisiva azione educativa a scuola. La famiglia è l’alveo naturale nel quale i concetti di rispetto dell’ambiente e del patrimonio culturale devono essere inculcati dai genitori nei figli, fin dalla più tenera età. Solo così si potrà togliere spazi d’azione alle organizzazioni criminali che dello stupro dell’ambiente hanno fatto una delle loro principali fonti di arricchimento. Quando parole come ‘terra dei fuochi’ saranno divenute ormai un lontano ricordo, simbolo di problemi non più esistenti allora, solo allora, potremo dire di aver vinto la nostra battaglia per riappropriarci del nostro passato, del nostro presente e del nostro futuro.

  • La ringrazio per la disponibilità concessami.

Grazie a lei.

[ads2]