Il sorriso sepolto, l’Europa che annega l’umanità
Questo è il sorriso di Aylan. Un sorriso che si è spento senza colpe sulla sabbia della spiaggia di Bodrum. Un sorriso che oggi, a tragedia avvenuta, stringe il cuore in un nodo di rabbia e tristezza
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Il volto riverso a terra, le scarpettine ancora allacciate, la maglietta rossa, quell’immobilità che gela il sangue nelle vene. L’impotenza di un soldato costretto a raccogliere quel corpicino indifeso dalla riva. E’ questo il ritratto dell’immagine cruenta e straziante che i social hanno scelto di mostrare per smuovere le coscienze di fronte all’orrore di un problema dalle dimensioni vastissime, ma che la vita spezzata di Aylan oggi basta a simboleggiare.
Ma non solo. La disperazione di un padre che non riesce a darsi pace e aggiunge al dolore il senso di colpa ..“i miei figli mi sono sfuggiti dalle mani, non ce l’ho fatta a salvarli”.
Le parole, di fronte all’angoscia dell’irreparabile diventano superflue, spesso inopportune. Ma se ancora esiste un senso di umanità che ci permette di essere vivi e di rabbrividire a tanto orrore, non possiamo lasciarlo perire nel mutismo che ha accompagnato le innumerevoli catastrofi migratorie avvenute in questi anni.
Non possiamo permettere all’Europa di trasformare il Mediterraneo in un cimitero di uomini mutilati della loro unica speranza di riscatto. Uomini respinti. Abbandonati al loro destino. Sepolti vivi. Dimenticati. Ma pur sempre uomini.
Ma chi dovrebbe concretamente trovare una soluzione al susseguirsi di tragedie di tali dimensioni può rimanere indifferente a tutto questo? Può ancora imporre dei divieti di ingresso agli “stranieri” senza provare vergogna? Può parlare di umanità senza scadere nell’irriverenza? Può guardare negli occhi suo figlio e sentirsi un buon padre?
Io non ne avrei la forza.
Su quella riva poteva esserci nostra madre, nostro fratello, un caro amico. Ma ieri è toccato ad Aylan. Quello che resta di lui è lo scatto che immortala la felicità di un bimbo come tanti, strappato via dal suo orsetto bianco a causa di una guerra che non risparmia nessuno e che non offre alternative alla fuga della disperazione. Un bambino di tre anni che su quella spiaggia avrebbe dovuto costruirci un castello, non una tomba.
Questo ERA il sorriso di Aylan. Ed è colpa di tutti.
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