Le prime tre giornate di Serie A hanno dimostrato, semmai ce ne fosse stato bisogno, quanto i portieri possano pesare all’interno di un giudizio su una squadra, sia esso positivo o negativo.
Non è un caso, quindi, che le tre capoliste a pari merito Roma, Milan e Napoli (in maniera leggermente inferiore visto l’infortunio di Meret decisivo nelle prime due giornate e sostituito alla grande da Ospina contro la Juventus) siano quelle che più di tutte hanno dimostrato di avere tra i pali un numero uno di tutto rispetto, capace non solo di “chiudere la saracinesca” ma anche, e forse in special modo, di dare tranquillità all’intero reparto difensivo.
Al contrario, invece, Inter e sopratutto Juventus sono rimaste inchiodate al palo a causa proprio di chi, in teoria, non avrebbero dovuto creare chissà che pensieri ai propri allenatori. In un campionato più equilibrato che mai, potrebbero i portieri essere un fattore decisivo nella rincorsa al titolo? Per ora Maignan e Rui Patricio stanno dimostrando di si
Il Milan dopo il doloroso addio di Donnarumma aveva il compito non facile di trovare un sostituto all’altezza della pesante eredità lasciata dal portierone azzurro volato a Parigi. La scelta di puntare su un profilo giovane e di prospettiva alla lunga avrebbe pagato sicuramente, ma Maignan si è dimostrato subito all’altezza della situazione, calandosi immediatamente in una realtà totalmente diversa da quella lasciata in Francia.
Le prime 3 partite sono state praticamente perfette: due clean sheet (contro Sampdoria e Lazio) e un solo gol subito, nel mezzo tanta sostanza e tantissima sicurezza tra i pali di San Siro che presto o tardi lo porteranno sicuramente a prendersi il posto anche in nazionale a discapito di Lloris.
L’acquisto chiesto a gran voce da Mourinho, l’uomo giusto al posto giusto quello stesso posto che, dopo l’addio di Allison, era rimasto pericolosamente scoperto sia in termini tecnici che di leadership, dote non trascurabile per un numero uno.
Il portiere portoghese si è preso subito la scena restituendo al reparto quella sicurezza che è troppo spesso mancata nel corso della scorsa stagione, sopratutto nelle gare decisive. Partite come quella di ieri contro il Sassuolo probabilmente la vecchia Roma non l’avrebbe vinta e forse, addirittura l’avrebbe persa. Rui Patricio è salito in cattedra quando la squadra più ne ha avuto bisogno dicendo no a ripetizione a tutti i tentativi dei neroverdi, arrendendosi soltanto ad un tap-in sotto misura.
La notizia è che finalmente la Roma gioca in 11, con un portiere più che affidabile che nel corso della stagione sicuramente restituirà ai giallorossi quei punti persi troppo ingenuamente le scorse stagioni, proprio a causa delle incertezze dei sui ex numeri 1.
Partiamo dal presupposto che il portiere polacco non si è di certo rammollito di colpo, ma se la Juventus dopo tre giornate porta a referto soltanto un punto, le maggiori colpe sono da imputare proprio alle sue prestazioni. I problemi di Allegri sono tanti e Szczesny è solo la punta di un iceberg che sotto nasconde grattacapi forse ancora più gravi.
Gli errori contro l’Udinese e quello di Napoli sul gol del pareggio di Politano sono inaccettabili per un portiere della sua caratura anche in virtù dell’atto di fiducia fatto dalla società in sede di mercato puntando incondizionatamente su di lui e rinunciando all’acquisto di Donnarumma, ora più rimpianto che mai.
Quello di Samir Handanovic è un capitolo a parte anche perchè la sua carta d’identità è molto diversa dai colleghi sopracitati. L’Inter avrebbe dovuto già da tempo individuare il profilo adatto a sostituire quello che è stato, senza ombra di dubbio, tra i migliori portieri della storia del club nerazzurro.
Il portiere sloveno ha sempre avuto un rendimento mostruoso salvando la sua squadra in molteplici occasioni ma, dopo le avvisaglie della scorsa stagione, sarebbe stata cosa giusta investire su un sostituto, magari affiancandolo in questa stagione per poi, a partire dalla prossima, dargli in mano le chiavi della porta nerazzurra.
In queste prime tre giornate il vero punto debole di Inzaghi è stato proprio il portiere e i tre gol subiti concedendo poche occasione agli avversari ne sono una prova lampante. Il grossolano errore di Verona e l'”immobilismo” di Genova non sono altro che ulteriori segnali che, forse, è giunta l’ora di passare il testimone, a chi non è dato ancora saperlo ma l’inter non può più permettersi questa incertezza tra i pali.
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