Addio INPGI. Dopo tanti anni di onorato servizio, la cassa previdenziale dei giornalisti dipendenti saluta il mondo del lavoro. Con un debito monstre di quasi 250 milioni di €, l’Istituto, dopo aver chiuso i battenti, confluirà nell’INPS. È quanto prevede l’articolo 28 della bozza della manovra. Nel testo si legge che al fine di garantire la tutela delle prestazioni previdenziali in favore dei giornalisti, con effetto dal primo luglio 2022, la funzione sarà ufficialmente trasferita.
Con effetto dalla stessa data, sono iscritti all’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti dei lavoratori dipendenti i giornalisti professionisti, pubblicisti e i praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica. Inoltre, anche chi possiede posizioni assicurative e trattamenti pensionistici diretti nutrirà della stessa forma.
Il regime dell’INPGI sarà dunque uniformato a quello dell’INPS. Tutto ciò nel rispetto del principio del pro-rata, a quello degli iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti con effetto dal primo luglio 2022. Per chi è assicurato, l’importo della pensione è determinato dalla somma delle quote d’anzianità.
La presidente, Marina Macelloni, aveva poi spiegato nella sua relazione: “Nel frattempo la crisi dell’editoria non è certo migliorata, né purtroppo, affrontata in alcuna sede. I rapporti di lavoro in essere alla fine dell’esercizio, come valore medio da gennaio a dicembre 2020 sono 14.829, con una diminuzione media annuale di 624 rapporti rispetto al valore dell’anno 2019.“
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