‘Io sono l’altro’ di Niccolò Fabi: l’empatia come grammatica esistenziale

‘Io sono l’altro’ è il nuovo singolo di Niccolò Fabi. Il ritorno del cantautore non delude e apre la strada ad un percorso artistico ancor più sofisticato, quasi filosofico. La recensione di Zon.it

‘Io sono l’altro’ è il primo estratto dal nuovo album di Niccolò Fabi, “Tradizione e Tradimento“, in uscita l’11 ottobre. Il cantautore romano, appena qualche giorno fa, aveva annunciato sui propri profili social il titolo e la data di lancio della sua nuova creatura discografica. I fan più fedeli avevano intuito che di lì a poco sarebbe avvenuta la presentazione del singolo, ed eccola qui con tanto di videoclip (regia di Valentina Pozzi).

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L’anticipo della fase artistica più creativa e profonda di Niccolò Fabi coincide con la gestazione di “Tradizione e Tradimento” un prodotto che si preannuncia essere fortemente ragionato e musicalmente impegnato. Queste sensazioni derivano dal primo ascolto di ‘Io sono l’altro’, sicuramente collocabile tra le schiere della “Tradizione” e in forte contrasto invece con il frame pubblicato dallo stesso Niccolò qualche giorno fa che molto più sapeva di elettronica.

‘Io sono l’altro’ è l’evocazione di un Niccolò Fabi già sentito, quello degli inizi, quello del “tutto ti sorprende e nulla ti appartiene ancora“. Eppure il dejavu stilistico, in questo caso, non è mero riciclaggio di suoni e parole, ma è un ritorno. Un ritorno ad atmosfere riflessive, esistenziali, quasi filosofiche, è il ritorno di una penna attenta e curiosa, bramosa di contemporanee ispirazioni.

Il videoclip postato sui canali social dell’artista è stato impreziosito da un interessante spunto, una sorta di chiave di lettura fornita all’ascoltatore consapevole e ancor più a quello occasionale. Fabi scrive e racconta infatti dell’espressione “In Lak’ech” mutuata dalla cultura Maya. Si tratta di un saluto popolare che in esso racchiude un più sottile strato semantico.

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È quello del “Io sono un altro” o del “tu sei un altro me”, ovvero l’archetipo dell’empatia, da sempre uno dei più nobili tra i sentimenti umani. Ed è proprio su queste costruzioni visive e semiotiche che si sviluppa ‘Io sono l’altro’. Il testo del brano, spiega Niccolò Fabi, è quindi disciplinato da una sorta di grammatica esistenziale, fatta da semplici ed universali regole volte all’immedesimazione emozionale.

La resa finale del brano è data anche da un’ottima produzione confezionata insieme agli amici e collaboratori di una vita, Roberto Angelini e Pier Cortese. La base è volutamente acustica e quasi assente di refrain, è abbellita di tanto in tanto da qualche entrata elettronica. L’ascolto è piacevole, ma il testo ruba attenzione a certi accorgimenti strumentali, perché di infinita bellezza.

Quelli che vedi sono solo i miei vestiti/adesso vacci a fare un giro/e poi mi dici. È un brano

‘Io sono l’altro’ turba l’ascoltatore attento e stuzzica quello passivo grazie a passaggi delicati e di impatto e rappresenta una buona anteprima di “Tradizione e Tradimento”. Il brano segna a tutti gli effetti il ritorno di Fabi e introduce in una fase del tutto inedita. Un capitolo intenso, anche un po’ filosofico, molto più verosimilmente figlio di un buon “In Lak’ech” sussurrato.

Ecco il testo di ‘Io sono l’altro’

Io sono l’altro
sono quello che spaventa
sono quello che ti dorme nella stanza accanto.
Io sono l’altro
puoi trovarmi nello specchio
la tua immagine riflessa, il contrario di te stesso.
Io sono l’altro
sono l’ombra del tuo corpo
sono l’ombra del tuo mondo
quello che fa il lavoro sporco al tuo posto

Sono quello che ti anticipa al parcheggio
e ti ritarda la partenza,
il marito della donna di cui ti sei innamorato
sono quello che hanno assunto quando ti hanno licenziato.
Quello che dorme sui cartoni alla stazione
sono il nero sul barcone,
sono quello che ti sembra più sereno
perché è nato fortunato o solo perché ha vent’anni in meno.
Quelli che vedi sono solo i miei vestiti
adesso facci un giro e poi mi dici.

Io sono il velo
che copre il viso delle donne
ogni scelta o posizione che non si comprende.
Io sono l’altro
quello che il tuo stesso mare
lo vede dalla riva opposta
io sono tuo fratello, quello bello.

Sono il chirurgo che ti opera domani
quello che guida mentre dormi
quello che urla come un pazzo e ti sta seduto accanto
il donatore che aspettavi per il tuo trapianto.
Sono il padre del bambino handicappato che sta in classe con tuo figlio
il direttore della banca dove hai domandato un fido
quello che è stato condannato
il presidente del consiglio.
Quelli che vedi sono solo i miei vestiti
adesso vacci a fare un giro
e poi mi dici

 

 

 

 

Antonella Esposito

Sono specializzata in Comunicazione pubblica e d'impresa e laureata in Scienze della comunicazione. Animata da una forte passione per la scrittura critica. Seguo con interesse musica, cinema e teatro.

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