16 Novembre 2021 - 12:04

Italia, Mondiale a rischio ma per colpa di chi?

Italia

L’Italia dovrà giocarsi l’accesso ai Mondiali all’ultima chance disponibile. Una situazione spiacevole, ma di chi sono le responsabilità?

Quello che nessuno si augurava è accaduto. L’Italia ha pareggiato 0-0 contro l’Irlanda del Nord nell’ultimo match del girone per le qualificazioni ai Mondiali in Qatar del 2022. Risultato insufficiente visto che in contemporanea la Svizzera si è imposta per 4-0 sulla Bulgaria. L’esito? Svizzera qualificata e Italia che dovrà giocarsi l’accesso ai Mondiali disputando i playoff.

Partiamo da ieri sera, poi guarderemo al futuro. Contro l’Irlanda del Nord l’Italia di Roberto Mancini non ha per nulla dimostrato di essere la squadra campione d’Europa in carica. Certamente va ricordato che la rosa è arrivata alla sfida decisiva decimata dagli infortuni, dovendo fare a meno di colonne portanti come Chiellini e Immobile. Ma questo dato non può essere una scusante. La squadra campione d’Europa non può essere tale solo quando giocano quei 12-13 uomini di prima scelta. Perché se questi sono i risultati che si raggiungono quando a scendere in campo sono i sostituti dei titolari allora il calcio italiano ha un problema molto grande da risolvere (che tratteremo in seguito).

Tornando alla gara di ieri sera, gli azzurri hanno messo in campo la qualità che di certo non manca ma senza mai trovare la strada che porta al goal. Merito degli avversari? Probabile, visto che sono stati capaci di sfruttare le debolezze dell’Italia a proprio vantaggio. Ma sicuramente anche demeriti della nostra nazionale, la quale avrebbe dovuto avere un atteggiamento diverso, vincente, dominante. Quello delle grandi squadre che sanno di potersi imporre e vogliono farlo in maniera straripante. Ricordiamo che l’Irlanda del Nord non si giocava nulla nella sfida di ieri, perché matematicamente non avrebbe mai potuto avere accesso al Mondiale 2022. Eppure è scesa in campo con il sangue agli occhi, molto più degli azzurri.

Ed ora che si fa?

La situazione ora si complica per l’Italia di Roberto Mancini. Per strappare un pass per la fase finale del Mondiale in Qatar gli azzurri dovranno affrontare i playoff.

La struttura dei playoff

Nello specifico si tratta di tre mini-tornei a ognuno dei quali parteciperanno 4 squadre. In totale, dunque, questi playoff saranno disputati da 12 squadre: le seconde di ognuno dei 10 gironi di qualificazione più le 2 migliori della Nations League che non si sono già qualificate. Di queste 12, ci saranno 6 teste di serie e 6 “non” teste di serie. L’Italia ha il vantaggio di appartenere alla prima di queste due categorie. Insieme a lei anche Portogallo, Scozia, Russia, Svezia e Polonia. Le squadre “non” testa di serie, invece, sono Galles, Macedonia, Turchia (ma Norvegia e Olanda possono subentrare), Finlandia (o Ucraina), più Austria e Repubblica Ceca dalla Nations League.

Tabellone e sfide dei playoff

Ognuno dei 3 mini-tornei che compongono i playoff sarà giocato da 4 squadre, delle quali 2 saranno testa di serie e 2 saranno “non” testa di serie. Il 24/25 marzo si giocherà una partita secca in cui le due teste di serie affronteranno le due “non” testa di serie. Le vincenti di queste due partite si sfideranno poi nella finalissima per l’unico posto disponibile. Alla fine, quindi, ci sarà una vincente per ognuno dei 3 mini-tornei e dunque in totale 3 qualificate al Mondiale 2022.

Alla ricerca di un colpevole

Qual è il motivo per cui l’Italia si ritrova, dopo aver vinto un Europeo, a doversi giocare il tutto per tutto all’ultima chance disponibile? Perché bisogna fare gli scongiuri per evitare che riaccada quanto successo contro la Svezia, quando non accedemmo al Mondiale in Russia del 2018? La risposta non è semplice. I fattori che hanno portato a questa situazione sono molteplici e si assestano su più livelli di analisi.

Si può infatti concentrare l’attenzione sulla partita di ieri, pensando alle difficoltà tecniche del match contro l’Irlanda o alle tante assenze causa infortunio. Oppure si può guardare il tutto da un punto più alto, avendo quindi una visuale più ampia sui problemi che affliggono il calcio italiano e che inevitabilmente si ripercuotono sulla nazionale.

Partendo dall’inizio, pensiamo alla sfida di ieri. Atteggiamento non convincente, poche idee “rivoluzionarie” o “reazionarie” per trovare un’alternativa e vincere la gara. Sicuramente, quindi, delle responsabilità sono da ascrivere al C.T. Roberto Mancini. Forse il gruppo, inteso come calciatori e staff tecnico, pensavano di avere la qualificazione in tasca. Avranno peccato di superbia? Può darsi. Magari la mossa vincente poteva essere un bagno di umiltà. Inevitabile, dunque, che le colpe siano anche dei calciatori.

Il vero colpevole: il calcio italiano

L’aspetto più interessante, però, è quello che emerge quando si ricerca il colpevole da un punto più elevato, guardando a 360°. E’ facile dire che è colpa dei calciatori o del CT, o che gli infortuni hanno decimato la rosa e influito sul cammino degli azzurri. La domanda che è necessario porsi è: perché gli infortuni hanno avuto un così grande peso specifico? E’ pacifico che con Svizzera e Irlanda del Nord l’Italia ha dovuto fare a meno di pedine fondamentali, le quali hanno reso possibile la vittoria dell’Europeo, come Immobile e Chiellini. Ma come è possibile che un squadra sia campione d’Europa se ha 13-14 titolarissimi a disposizione e fatica contro Svizzera e Irlanda del Nord quando scendono in campo anche le riserve?

Il problema alla base è nella situazione in cui versa il calcio italiano. Un calcio che, ad esempio, negli ultimi 15 anni non ha saputo assicurare alla Nazionale un bomber di razza. Finita l’era dei vari Totti, Del Piero, Bobo Vieri, Inzaghi è finita l’epoca degli attaccanti “sfonda-porta”. E vogliamo parlare della difesa? Al mondiale 2006 i centrali erano Nesta, Barzagli, Cannavaro e Materazzi. Insomma c’era l’imbarazzo della scelta, mentre oggi a volte le possibili scelte sono imbarazzanti.

Allora la colpa di chi è? E’ di un calcio che non offre ai giovani italiani la possibilità di crescere disputando partite vere. I ragazzi italiani sono relegati alle panchine, perché i club di Serie A preferiscono affidarsi ad atleti che negli altri paesi hanno dimostrato di essere già pronti. Atleti, cioè, che i club delle altre nazioni hanno avuto il coraggio di far scendere in campo, così che potessero maturare, farsi le ossa. Questi club, ovviamente, lo fanno per tornaconto personale, perché o si avvalgono di grani talenti o li rivendono a caro prezzo. Ma implicitamente aiutano il calcio del loro paese e supportano le Nazionali offrendo loro non giovani promesse, ma solide realtà.

Chiaramente ci sono le dovute eccezioni e anche in Italia non mancano realtà che danno spazio ai giovani (pensiamo all’Atalanta o al Sassuolo). Il problema, però, è che si tratta di casi isolati, che per giunta sono sempre più in via di estinzione a causa dell’aumento del livello di competitività del torneo (innalzato dalle big proprio grazie ai calciatori già campioni provenienti da altre nazioni).Inoltre il più delle volte i giovani italiani che si ritrovano a passare in una big dopo essere “esplosi” in contesti più piccoli fanno molta fatica e diventano sostituti, non prime scelte.

Investire sui giovani italiani. Questa è la parola chiave. Dare tempo e modo di crescere ai ragazzi meritevoli, e magari osare. Perché forse se la punta della Nazionale è out per infortunio (Immobile) avrebbe più senso convocare Lucca, giovane attaccante che sta facendo molto bene con l’Under21, piuttosto che inventare calcio.