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Gli ultimi aumenti dell’IVA ci sono stati il 17 Settembre 2011, quando si passò dal 20% al 21%, e nell’Ottobre del 2013, quando salì al 22%. Fino allo scorso anno, il tema principale era come evitare ulteriori inasprimenti. Oggi, con lo scoppio della pandemia, per la prima volta si fa strada l’ipotesi, da parte del Governo, di un taglio netto. L’ipotesi potrebbe essere fattibile, soprattutto perché in due casi si potrebbe tranquillamente applicare. Ci sarebbero, però, determinate categorie merceologiche che verrebbero colpite. Vediamo quali.
Il taglio dell’IVA colpirebbe sicuramente i beni di prima necessità, che verrebbero portati al 4%.
“L’aliquota ridottissima del 4% si applica ai beni di prima necessità e ha l’obiettivo di rispettare il principio della progressività dell’imposta anche per i beni di consumo, attraverso una tassazione inferiore dei beni necessari e una più elevata di quelli considerati voluttuari.” dichiara Mariano Bella.
Questa aliquota ha complessivamente per l’Erario un gettito di circa 4 miliardi e colpisce circa il 10% a valore del consumo degli italiani. Insomma, una buona notizia per tutti i cittadini.
L’ammortamento dell’imposta avverrebbe anche per la tassazione di prodotti “minori” come le piante aromatiche, ma anche i prodotti per l’igiene femminile e, dal 1 Gennaio 2021, le mascherine chirurgiche.
L’aliquota designata sarebbe del 5%. Tuttavia, ha un gettito di poche decine di milioni di €, e costruisce la base per l’aliquota ridotta cui potrebbero venire tassati servizi come gli interventi di elettricisti e idraulico, oggi al 10%, qualora vi fosse una riduzione dell’IVA per questo tipo di attività.
Carne, pesce, salumi, omogeneizzati, yogurt, uova, surgelati, prodotti di pasticceria, marmellate e caramelle. È lungo l’elenco dei prodotti alimentari su cui grava un’IVA del 10%. Ma in questo scaglione di imposta rientrano anche una ampia categoria di servizi che vanno dagli alberghi agli interventi di manutenzione di elettricisti e idraulici, fino ai viaggi in aereo e in treno.
Questo è forse il punto più duro. Infatti, la categoria dei beni tassati con aliquota al 22%, che comprende prodotti eterogenei come caffé, bevande gasate, vini e alcolici e sigarette, all’abbigliamento e calzature, fino a mobili, elettrodomestici, automobili, carburanti e parrucchieri, verrebbe tassata ulteriormente.
La categoria fornirebbe all’Erario il maggior gettito. Stiamo parlando di circa 74 miliardi di €. Insomma, una misura che colpirebbe anche i “beni di lusso”.
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