Jihadisti, decapitano due donne perché streghe
Per la prima volta due donne decapitate dai jihadisti. Accusate di stregoneria, continua il percorso di “purificazione” del mondo musulmano
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Condannate a morte per stregoneria, due donne passano alla storia per essere state decapitate dal gruppo dei jihadisti in Siria, insieme ai rispettivi mariti. Le esecuzioni si sono consumate nella città di Deyr az Zor e ad Al Mayadin, nella stessa provincia.
Precedentemente era stata già attuata la decapitazione di tre donne curde, ma perché combattenti contro l’Isis, mentre oggi è l’accusa che fa la differenza. La stregoneria è un reato che nel mondo islamico non viene contemplato, eppure è stato proclamato tale.
La violenta corsa alla purificazione del mondo islamico, in cui i jihadisti sono stati incorporati nello Stato dell’Isis per compiere atti programmati, mirano a destabilizzare l’islamismo per la supremazia del califfato sunnita.
La purificazione, per l’Isis, è sinonimo di violenza. Guerre, decapitazioni, attentati, vite spezzate improvvisamente, accuse infondate per tutelare una “missione”, la Missione.
L’Occidente è un aspro nemico da abbattere, fonte di peccato, una macchia di sporco che invade ogni settore, che merita uno stroncamento nel pieno della sua inconsapevolezza. Questa è l’arma che perpetua timore: sentirsi continuamente sotto assedio, percepirlo e immaginarlo, fin quando non si sfiora la sensazione di volerlo “dimenticare”, momento in cui si scatenano le azioni più torbide.
Una logica che crea forme di peccato da abolire, che corrisponde in tutto ciò che anima un’idea di libertà, di autonomia, di diversità. Per arrivare al califfato così ambito, quello sunnita, bisogna costruire le basi che poi saranno le radici del nuovo Stato.
La decapitazione delle due donne, da come hanno precisato due attivisti dell’Ondus, è stata eseguita con una sciabola sulla via di Al Takaya; stesso destino per l’altra coppia, verso l’Iraq.
Giustiziati anche due uomini, accusati di “traffico di droga” e “banditismo”; quest’ultimo crocifisso insieme alle due coppie di sposi con un cartello appeso ad ogni collo con scritto: “Per essere crocifissi tutto il giorno e per aver preso settanta frustate per aver mangiato durante il Ramadan”.
La strategia della violenza si tramanda poi alle nuove generazioni, in un misto di crudeltà e disarmante propagazione del nuovo ideale, portando dei bambini di fronte alle vittime, per fare della morte per decapitazione e della crocifissione un’attrazione, un momento ludico e un’incitazione alle molestie.
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