15 Novembre 2018 - 14:22

Kings Of Crime: Roberto Saviano, Felice Maniero e la malavita al Nord

roberto saviano Kings Of Crime

Ieri sera, nel primo appuntamento di Kings Of Crime sul Nove, Roberto Saviano ha intervistato il boss del Brenta. E Felice Maniero ha raccontato

Roberto Saviano non è mai banale. Il famoso scrittore, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata, ha inaugurato il suo nuovo programma sul Nove, Kings Of Crime. In studio, Saviano ha intervistato Felice Maniero, il noto “boss del Brenta“.

Maniero, oggi, è stato l’artefice dell’unica vera Mafia che non solo è nata al Nord, ma è anche proliferata proprio negli ambienti suddetti, soprattutto in Veneto, dov’è nata. L’uomo è diventato collaboratore di giustizia, e nella prima puntata della nuova trasmissione ha discusso proprio dei metodi poco ortodossi usati all’interno della Mala del Brenta.

In maniera molto diretta, l’ex boss ha confessato 7 omicidi, tra cui il primo quello di Ottavio Andrioli, suo importante collaboratore, il quale voleva uccidere due rappresentanti della rete mestrina dell’organizzazione. Felice Maniero ha raccontato di come, effettivamente, lui e tutti i suoi scagnozzi lo avessero anticipato.

Andrioli, colto alla sprovvista da quattro uomini (boss compreso) in un festino di cocaina, è stato freddato subito tramite colpi di pistola. Gli esecutori son stati proprio l’ex boss e Sandro Radetich.

Un dettaglio alquanto macabro e iperrealista, ma la cosa ancora più raccapricciante, il boss, l’ha raccontata subito dopo. Si sa che il rispetto delle regole, soprattutto nelle associazioni a delinquere, è una cosa assolutamente fondamentale. Un aspetto di cui si deve sempre tenere conto. E dunque, il boss, in virtù di questo, secondo la sua descrizione, dopo l’omicidio non ha provato nulla. In Kings Of Crime vige il nichilismo più assoluto, quello di un uomo che, dopo ognuno dei 7 omicidi commessi, non ha provato la benché minima emozione, il benché minimo riserbo.

Le questioni “d’onore”, dunque, non esistono solamente al Sud, ma proliferano anche al Nord, dove meno te l’aspetti.

Un uomo poco suscettibile

Dal racconto che emerge dalle sue parole, si può capire come Felice Maniero fosse un uomo con una morale (anche se tutta sua), ligio al dovere e rispettoso delle regole interne, e disposto anche ad uccidere per farle rispettare.

Nell’introduzione, Saviano dichiara: “Studiando e incontrando boss, killer e gregari di mafia, capisci che si possono dividere in due categorie: quelli che scelgono il crimine contro il mondo e quelli che scelgono il crimine per scalare il mondo.

Il boss Felice Maniero apparteneva alla prima categoria. Quella dei classici boss che valutano l’uomo non per la sua posizione sociale, ma per un criterio molto più semplice: quello della loro attitudine nello stare al mondo.

L’obiettivo di Saviano non è solo quello di raccontare storie crudeli, però. Con la prima puntata, lo scrittore ha voluto concentrare le sue attenzioni su una zona di cui si parla troppo poco, in genere, ovvero quella del Nord Italia. L’altro obiettivo, dunque, è quello di aprire gli occhi ad un’Italia troppo abituati ai classici “stereotipi”.

Al di là delle polemiche territoriali che potranno sorgere da quest’intento, il processo è equo, l’intento di Kings Of Crime è semplice: quello di dimostrare che non solo al Sud ci son cose di cui l’Italia si deve vergognare.

Il Boss del Brenta è forse il “caso maximo”. Lui ha fondato una mafia ricchissima con centinaia di membri, che ha compiuto rapine, trafficato droga e terrorizzato per vent’anni un’intera regione. E di cui, come al solito, ci si ricorda sempre troppo poco.