La Buona Scuola, facciamo chiarezza. Il punto di vista dei docenti sulla riforma
La Buona Scuola, facciamo chiarezza. Il punto di vista dei docenti sulla riforma
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La Buona Scuola non è poi così buona, almeno secondo i docenti che si sono espressi, incalzati dalle nostre domande, finalizzate a comprendere il perché di tanto caos e di tanta incertezza nel già sovraccarico mondo della scuola italiana. La generazione dei nostri genitori, e dei loro genitori, vedeva nell’insegnamento uno “sbocco” quasi obbligato per la “sistemazione definitiva“, lavorativamente parlando, ma con La Buona Scuola questo modo di vedere pare sia tornato in auge. Considerando gli ultimi “concorsoni” e le migliaia di posti di lavoro sbandierati dal Governo Renzi, che altro non sono che le migliaia di insegnanti inseriti nel sistema, abbiamo raccolto il punto di vista dei docenti, i veri protagonisti. Quello che emerge è solo malcontento rispetto alle “innovazioni” della riforma, a cominciare dalle alte gerarchie della scuola.
Secondo La Buona Scuola, il Dirigente Scolastico è un plenipotenziario nelle cui mani sono le sorti della scuola e del personale docente, che sceglie da sé il suo staff dirigenziale, suscitando rivalità e malumori tra i docenti, inevitabilmente. A tale proposito, il personale che accederà all’insegnamento dopo l’entrata in vigore delle riforma, non avrà più una sede di titolarità, ma diventerà oggetto di valutazione del DS che, in caso di eventuali controversie, potrebbe non confermargli l’incarico, facendogli perdere il diritto di restare nell’Istituto e andando a finire negli interminabili elenchi territoriali, che sono prima provinciali, quindi regionali e infine nazionali. Lo scenario sarebbe il seguente, riassumendo: un insegnante che, magari, non lega con il Dirigente, o non ne condivide la gestione apertamente, rischia di finire, a 50 o, peggio, a 60 anni, in qualche sede disagiata chissà dove, per terminare senza gioia ne soddisfazione una carriera già di per sé non facile. Gli insegnanti, ad ogni modo, nella “nuova” figura del DS, riconoscono le competenze di alto profilo dirigenziale, ma a discapito della figura di docente, che in questo modo, sempre secondo gli insegnanti, viene ulteriormente affossata e minimizzata nel proprio ruolo.
Concorso “farsa”
Uno degli altri aspetti su cui i docenti concordano in modo unanime è il concorso, definito da tutti una farsa, in particolare per quanto riguarda i neonati Licei Musicali e Coreutici: l’emanazione reca tante di quelle contraddizioni e irregolarità, anche di livello giuridico, che gli organi di stampa vicino ai sindacati scrivono fiumi di articoli ogni settimana dalla sua emanazione lo scorso 26 Febbraio. Ma cosa c’entra il Concorso? Semplice: l’articolo 110 della L.107/2015 (Buona Scuola) dichiara esplicitamente che con questo nuovo anno scolastico i docenti entrano in ruolo solo tramite il Concorso. Inoltre, una delle più recenti sentenze amministrative del Consiglio di Stato (maggio 2016), dice che gli immessi a ruolo di tutte le categorie del 2012 sono irregolari e non validi: che si fa ora? Coloro che hanno la titolarità restano a casa? Verranno inseriti quelli defraudati? E quelli che hanno superato l’ultimo Concorso in ordine di tempo, hanno diritto prima o dopo? Non si capisce.
L’alternanza scuola/lavoro
In altri Paesi europei è un tipo di innovazione che crea lavoro e opportunità per i giovani e a favore di questi ultimi. In Italia no, crea solo lavoro e opportunità per le aziende, a discapito dei giovani. Se gestito bene, potrebbe dare l’opportunità di capire il mondo del lavoro in anticipo e sotto guida dei propri docenti. Se strumentalizzato diventa possibilità per le aziende di incamerare mano d’opera a discapito dei lavoratori. Ciò, ha portato le scuole di Napoli lo scorso Novembre a scioperare con scontri diretti con la Polizia. Essendo una cosa nuova, ci sono Istituti che non hanno ancora inquadrato bene la questione e molti gestiranno quest’aspetto durante l’imminente periodo estivo.
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