Negli ultimi anni si è scoperto un Paese non del tutto conosciuto.
Una sorta di sottobosco all’interno di una più grande realtà che rappresentava l’altra Italia che si prendeva le cose senza dire nulla e senza subirne le conseguenze.
L’altra Italia che si difendeva dietro un simbolo, penalizzando tutti quelli che il loro mestiere lo facevano (e lo fanno) ancora coscientemente, e ne usciva puntualmente indenne per partito preso.
L’altra Italia che girava le spalle quando c’era un grido di aiuto e, pur conoscendo la verità, si rintanava in una logica di branco.
Quest’altra Italia è pesantemente uscita allo scoperto oggi con la verità sull’uccisione di Stefano Cucchi e con la condanna di Marco Camuffo a 4 anni e 8 mesi per stupro.
Le due vicende, così lontane nel tempo e nello spazio fra loro, innescano una profonda riflessione che emerge da quanto venuto a galla oggi e coperto, indegnamente, per troppi anni.
Una prima considerazione, che investe sia la testimonianza resa da Francesco Tedesco (uno dei Carabinieri imputati nel secondo processo su Cucchi) che dal rito abbreviato scelto da Camuffo nel processo sullo stupro delle due ragazze statunitensi a Firenze, riguarda la piena colpevolezze degli autori.
Al netto delle autodifese presentate negli anni, ciò che emerge con forza è che esternando la verità – dopo anni di vili menzogne – si è reso noto non solo il fatto ma anche l’esplicito atto dei responsabili. In sostanza, i due casi, hanno indotto – per la prima volta – i colpevoli ad ammettere le proprie colpe.
L’assunzione di colpevolezza si ricollega direttamente ai difensori a tutti i costi che per anni hanno celato un terribile pagina della storia italiana facendo finta di nulla.
L’omertà creatasi attorno ai due casi – e spesso avallata anche da una certa politica – non solo ha generato un ulteriore spaccato di questa nostra disastrata Nazione ma anche sciorinato ulteriormente un consueto principio italico secondo cui determinate categorie in alcuni casi sono, praticamente, intoccabili.
A ciò, infine, si associa un ulteriore pensiero che investe tutto il resto dello stivale.
Un’altra Italia che oggi si è finalmente liberata del peso della verità.
L’altra Italia di Ilaria Cucchi e delle ragazze statunitensi che finalmente sono riuscite ad avere giustizia e a riscattarsi moralmente di fronte ad un Paese che non sempre ha creduto ai loro racconti e alle loro sofferenze.
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