L’anima vista da qui, il docu-film dei Negramaro

È uscito il 15 novembre il docu-film “L’anima vista da qui” che racconta gli ultimi tre anni dei Negramaro. La band racconta al pubblico il percorso che li ha portati al disco “Amore che torni”

Il docu-film dei Negramaro, “L’anima vista da qui”, inizia con un monologo scritto da Giuliano Sangiorgi ma interpretato magistralmente da Alessandro Borghi.

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“Si comincia ad appartenere all’universo, alla sua storia. Fino in fondo alle sue viscere, fino al midollo dei suoi sogni. Sembra non ci sia stato nient’altro fino a quel momento, che proprio non esistevi, o almeno con quella faccia, con quelle mani, con quella bocca. Tutto ad un tratto scopri di non essere solo un contenitore, ma anche un diffusore di felicità, quella vera. Cominci ad avere la percezione di essere importante per qualcun altro, che da quella mezzaluna fa dipendere tutti i suoi giorni. E tu i tuoi, dai suoi sorrisi.”

L’anima vista da qui” ripercorre gli ultimi tre anni dei Negramaro, per farci conoscere la genesi e l’evoluzione dell’ultimo disco “Amore che torni”. Il documentario, che dura 40 minuti, è stato presentato alla Festa del Cinema a Roma per festeggiare i 20 anni di carriera della band, e successivamente il 15 novembre è approdato in esclusiva su Rai Play.

Giuliano inizia ad accennare le prime note del brano “Fino all’imbrunire” e racconta che “Amore che torni” è stato il disco delle coincidenze. Dopo tanti anni in cui non si sono mai persi di vista, c’è stato un periodo in cui per alcuni mesi non si sono sentiti, e questo non era mai successo in 20 anni. Andrea parla della “crisi” che li ha allontanati.

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Dopo che Giuliano ha vissuto diversi mesi da solo a New York, è ritornato a Milano, e con sé aveva tantissime canzoni che durante il soggiorno negli Stati Uniti aveva scritto. Fece ascoltare ad Andrea il brano che aveva scritto per la figlia, che sarebbe nata a novembre (Stella), e lui rimase colpito da quella coincidenza assurda. Anche Andrea aspettava una bambina ma nessuno ancora lo sapeva. Quest’evento ha portato alla “scintilla” che ha aperto la strada a tutto il gruppo, e che poi avrebbe portato alla nascita del disco “Amore che torni”.

Il docu-film ci mostra anche alcuni momenti del backstage, durante uno dei concerti dei Negramaro. Si tratta di una parte molto toccante poiché racconta le emozioni che ognuno di loro prova prima di salire su un palco. Sorrisi, ansie e paure ma anche l’unione che da sempre li lega e li caratterizza.

Il pubblico inizia ad urlare, si spengono le luci e rimani solo. Ti stanno aspettando. Tocca a te. Inizia lo show con il brano “Fino all’imbrunire” e Giuliano si immerge completamente nel calore del pubblico che lo osserva con grande ammirazione, proprio perché, dopo 20 anni con le sue canzoni riesce a raccontare la vita di ognuno di noi.

I ragazzi raccontano i legami tra di loro e Giuliano svela un aneddoto su Lele: “Le camicie fiammanti di cui parlo nella canzone, sono sempre state di Lele, ma io non lo potevo sapere che stavo raccontando quel momento in cui Lele avrebbe perso davvero il nome dei giorni”.

“Dopo quello che mi è successo, non c’è un minuto, un secondo da perdere, nell’amare le persone che hai a fianco, la famiglia che mi ha messo al mondo e la famiglia che sto costruendo”, rivela Lele, senza filtri, dopo l’emorragia cerebrale che lo ha colpito lo scorso anno. “Non ero in grado di affrontare un intero tour, ma potevo fare solo un brano della scaletta. Ho impiegato tutte le mie forze per riuscirci”.

Nella prima data del tour “Amore che torni”, che si è tenuta a Rimini, Giuliano al pianoforte inizia a intonare “Cosa c’è dall’altra parte”. Dal backstage arriva Lele che imbraccia la sua chitarra. C’è un’ovazione. Un momento davvero commovente.

“A volte può sembrare che tutto sia finito, un attimo dopo ti guardi le mani. Le sollevi al cielo, copri le nuvole afferrandole e le riporti giù nascondendole dietro la schiena. Fino al prossimo sole. Fino al suo imbrunire per vedere meglio le stelle e rassicurarle che domani sarà ancora un nuovo inizio“.

 

 

Lucia Romaniello

Intuitiva, tenace, energica e sincera. Ho conseguito la laurea in "Discipline delle Arti Visive, della Musica e dello Spettacolo" presso l'Università degli Studi di Salerno e sono una giornalista pubblicista. Amo profondamente la musica perché, come direbbe un grande Maestro, ci insegna la cosa più importante: ascoltare.

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