Lavoro: 37mila le neo mamme dimesse in un solo anno
I dati dell’Ispettorato del lavoro parlano chiaro: sono 37mila le neo mamme costrette a licenziarsi rispetto a 13mila neo papà
Diventare mamma è ancora un problema nel 2020? Scegliere di seguire la carriera, qualsiasi essa sia, e voler conseguire nello stesso tempo il desiderio di diventare mamma è ancora non accettabile dalla nostra società? A quanto pare sì.
A parlare sono i dati resi noti dall’Ispettorato del lavoro: 37.611 le lavoratrici neo-mamme che si sono dimesse nel corso del 2019. Un numero molto alto che dovrebbe invitare a riflettere la società in primis e la casse politica subito dopo.
I papà che hanno lasciato il posto sono invece stati 13.947, meno della metà delle donne. E non è una guerra tra maschi e femmine, è un prendere atto che la genitorialità non è consentita nella nostra società che va veloce e non ha il tempo di aspettare chi aspetta una nuova vita. In totale, dunque, sono i 51.558 provvedimenti di persone – mamma o papà – che hanno dovuto lasciare il proprio lavoro per la nascita di un bambino. Rispetto all’anno precedente c’è stato un “leggero” incremento (+4%).
Si tratta, come sempre, di dimissioni volontarie (49mila) ma alla cui base c’è sempre il solito problema: la conciliazione dei tempi di vita con quelli del lavoro. Una difficoltà che ricade proprio sulle donne e che, nel questionario Inl, riguarda la maggior parte di loro che hanno indicato come principale causa la difficoltà di «conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze di cura della prole».
Difficoltà registrata in quasi 21mila casi e che matura, stando all’analisi dell’Ispettorato, quando non si hanno nonni e altri parenti a supporto o viene giudicato troppo elevato il costo di asili nido o di baby sitter o, ancora, quando ci si ritrova davanti al mancato accoglimento del figlio presso il nido. Ma anche un approccio dell’azienda che non va incontro alle esigenze dei genitori.
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