L’Alzheimer è una malattia paradossale: colpisce i tuoi ricordi, proprio quando avresti più bisogno dei tuoi ricordi per aggrapparti alla vita. Ed è paradossale anche che ce ne inventiamo di ogni per vivere più a lungo, salvo poi scoprire che tutto questo affannarsi potrebbe non servire a nulla.
L’Alzheimer spegne via via tutta la tua vita passata, anche quella più recente e non restano che scampoli, momenti che un attimo prima erano lì e che l’attimo dopo sono già spariti: la ricetta di una torta, gli orari della corriera, le notizie sul giornale.
Ieri sera Giulio Golia, in un servizio del programma Le Iene ha incontrato alcuni anziani affetti da tale patologia, ed alcuni operatori specializzati che si occupano di migliorar loro, come possono, la qualità della vita.
Ma dietro un malato ci sono anche famiglie spesso lasciate sole dalla società, mariti che d’improvviso sono dei perfetti sconosciuti per le mogli, figli i cui padri non si ricordano neppure il loro nome.
Cosa fare? Stare quanto più vicino possibile ai nostri cari, dare loro affetto, armonia, pazienza e soprattutto “non cancellare il ruolo sociale del malato” perchè “io ci sono, anche se non mi ricordo chi sono”.
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