Dopo il Blue Whale, l’inviato de Le Iene Matteo Viviani torna ad occuparsi di giochi pericolosi diventati virali tra gli adolescenti. La nuova frontiera dello sprezzo del pericolo si chiama Blackout Challenge e consiste nel provocarsi, da soli o con l’aiuto di qualcuno, una carenza di ossigeno di pochi secondi attaccandosi qualcosa al collo.
La terribile testimonianza della pericolosità di questo gioco viene dal signor Ramon Maj, padre di Igor, uno degli adolescenti vittime della challenge.
Maj confida a Viviani di non aver mai creduto all’ipotesi del suicidio e che qualche giorno dopo ha scoperto che il figlio, il giorno prima di morire, aveva guardato un video “di istruzioni” su Internet.
“Ero al lavoro, la signora che ci aiuta con le pulizie di casa mi ha detto di tornare subito perché Igor stava molto male”, ricorda Ramon sul giorno della morte del figlio: “Era stata una bella giornata, quella prima della sua morte, avevamo giocato insieme”.
In chiusura Ramon invita i genitori all’ascolto a dialogare con i propri figli. Perché, dice, se Igor avesse parlato con lui, lo avrebbe messo di fronte alla pericolosità del gioco e soprattutto, gli avrebbe ricordato che una carenza d’ossigeno non si può controllare.
Non giriamoci dall’altra parte, questo l’appello finale del programma Le Iene.
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