Le Terrificanti avventure di Sabrina è una delle serie più accattivanti di Netflix. Tratta dagli omonimi fumetti ed ambientata nello stesso mondo di Riverdale, ruota intorno alla singolare vicenda di Sabrina Spellman.
La ragazza, al suo sedicesimo compleanno, si trova ad un bivio cruciale: deve scegliere tra la sua vita mortale (ricolma degli affetti quotidiani) e quella da strega a cui sembra segretamente destinata. E’ infatti una mezzosangue, vittima di un equilibrio complesso: suo padre è Edward Spellman, sacerdote della Chiesa della Notte.
La attende, pertanto, un Oscuro Battesimo. Nella foresta, sotto una luna di sangue, Sabrina dovrà firmare il Libro della Bestia. Così facendo, potrà giurare al Demonio di obbedire con corpo e mente ai suoi controversi disegni. La nuova vita la porterà a recidere ogni contatto con il mondo degli umani, allontanandola dai suoi amici e da Harvey: Sabrina sarà disposta a diventare figlia della Notte, pagando un prezzo così caro?
Roberto Aguirre Sacasa riesce a dare una veste dark ad un prodotto notoriamente diverso, soprattutto se associato alla serie televisiva degli anni ’90. Il confronto è lecito, ma fuorviante: Le Terrificanti avventure di Sabrina non è un reboot, bensì un adattamento basato sul personaggio di Archie Comics Sabrina Spellman (Kiernan Shipka).
Tanti gli elementi di contrasto: nella nota sit-com, ad esempio, il gatto Salem è dotato della facoltà di parlare. Nella nuova serie Netflix, invece, il famiglio di Sabrina non parla, emette solo alcuni miagolii. La scelta, che sul web ha scatenato perplessità, servirebbe a preferire i toni di reticenza a quelli di humour.
La serie è anche vittima di controversie: il co-fondatore del Tempio Satanico ha denunciato il colosso dello streaming. A disturbarlo è un dettaglio: nelle scene ambientate nell’Accademia delle Arti Occulte, è mostrata la statua della divinità Baphomet.
Tale monumento, che Netflix non avrebbe il diritto di riprodurre, rappresenta il Signore Oscuro: entità che, nella serie, trascende il bene e male, incarnando il libero arbitrio.
Nonostante i punti di forza, tra cui brillano la scenografia e gli effetti speciali, emergono difetti evidenti: trama spesso scarna, dialoghi talvolta superficiali, insufficiente scavo psicologico dei personaggi, lunghezza eccessiva delle puntate.
Discutibili sono anche il doppiaggio in italiano e le inquadrature sfocate: entrambe cose che, alla lunga, rasentano il fastidio. Inoltre, la collocazione temporale è confusa: numerosi riferimenti agli anni ’80 sono accompagnati dalla paradossale apparizione di smartphone. Trascuratezza o scelta stilistica? I fan sono divisi sulla questione.
A fronte di gap oggettivi, non è da trascurare il punto di vista. Quella di Sabrina non ha la pretesa di ergersi a serie evento dell’anno; è invece, un prodotto accattivante e discreto che tiene compagnia, senza annoiare, nelle piovose giornate di novembre.
La piccola Spellman conquista con facilità il cuore degli spettatori e la storia pone la basi per una seconda stagione, dalla quale ci aspettiamo il tentativo di migliorare gli aspetti meno convincenti della prima. Il potenziale è tanto. Le streghe sono tornate.
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