Ventiquattro anni fa veniva approvata la legge 109 per il riutilizzo dei beni confiscati alla mafia. Il 7 marzo del 1996 don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione “Libera”, consegnava al presidente della Camera un milione di firme per il riuso dei beni confiscati ai boss.
Il riuso pubblico e sociale dei beni confiscati consente di collegare la visione di legalità al rilancio del territorio. Molte volte infatti i progetti che riconvertono i beni sottratti alla criminalità organizzata creano nuove possibilità di lavoro tra i giovani. Riconvertire i beni simbolo di famiglie mafiose significa inoltre portare messaggi di speranza in luoghi che sono ormai esposti al pericolo mafioso. Ad oggi i soggetti che si fanno carico della gestione di tali beni sono associazioni di diverse tipologie, cooperative sociali e organizzazioni del terzo settore. Dalla ricerca “Beneitalia” condotta da Libera sono finora 777 i soggetti impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla mafia.
La legge 109 del 1996 rappresenta la più ampia conclusione della legge Rognoni-La Torre. Quest’ultima norma approvata nel 1982 che introduceva nel codice penale non solo il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso ma anche i sequestri e le confische per i condannati. Ventiquattro anni fa l’approvazione della legge significò un’enorme vittoria per la legalità
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