Leopolda e Referendum costituzionale in un turbine di “sdegno” e politica
La Leopolda apre i battenti con la prima invettiva del Premier/Segretario Renzi. Fra slogan ed attacchi diretti viene ignorato il problema maggiore del comitato per il Sì: l’eccessivo interesse dell’esecutivo per la conferma di una riforma “per l’esecutivo”
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Piero Calamandrei, fondatore del Partito d’Azione e Padre Costituente del 1948, parlando del rapporto fra Costituzione e governo, pronunciò la seguente affermazione: “Nella preparazione della Costituzione, il governo non deve avere alcuna ingerenza…Nel campo del potere costituente il governo non può avere alcuna iniziativa, neanche preparatoria. Quando l’Assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti”.
L’intento di Calamandrei, attraverso questo forte richiamo, era quello di dividere totalmente gli ambiti, con occhio critico anche ai futuri interventi costituzionali, in modo da impedire totalmente “opportunità del caso” a favore dell’esecutivo.
Questa storica ammonizione, però, è stata, negli ultimi due anni (dal periodo, cioè, in cui è stata discusso in prima lettura il disegno di riforma costituzionale Boschi) totalmente disattesa e, addirittura, ha trovato la sua massima espressione nelle, ormai, celebre Leopolda, il meeting renziano che si svolge ogni anno nella stazione fiorentina.
Infatti, il Premier/Segretario Matteo Renzi, oltre alle entrate a gamba tesa nei confronti degli avversari del comitato per il No, si è reso, ancora una volta, “sponsor” unico, ed accentratore, della conferma alla riforma costituzionale.
In pratica, l’ennesimo “spot referendario” andato in scena alla Leopolda, rappresenta l’esatto contrario di ciò che i fondatori della Repubblica italiana, tra cui Calamandrei, speravano di vedere.
Ripercorrendo le tappe che hanno portato all’approvazione, e alla successiva indizione del Referendum Confermativo, del Ddl Boschi, si è assistito ad una riforma che non solo è stata totalmente proposta dal governo, evitando anche il confronto con il Parlamento attraverso l’apposizione tanto delle tagliole (e “canguri”) che della fiducia, ma che trova un rafforzamento tale dell’esecutivo, principalmente agli artt. 71-72, da renderlo praticamente immune da qualsiasi tipo di attacco.
Tutto ciò è rafforzato, oltre che dai “dati di fatto”, anche dalla centralità della figura dello stesso Renzi che, imponendo un unicum tra lui e la riforma, rende la figura del Presidente del Consiglio “eccessivamente interessata” allo “stravolgimento costituzionale”.
La Leopolda non è ancora conclusa ma, in barba a Calamandrei, le sorprese devono ancora arrivare…Purtroppo.
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