Parliamo di un libro difficile da leggere. Difficile come la visione del suo corrispettivo cinematografico. Nel nuovo appuntamento con Tra Carta E Pixel, parliamo di uno dei capolavori della letteratura horror contemporanea: L’Esorcista.
Un libro e un film che hanno disturbato (e disturbano ancora tutt’oggi) un’intera generazione, quella degli anni ’70, e che resta una sorta di pietra miliare nel genere. Non è, però, un libro come tutti gli altri. Bensì, è un libro infetto, di quelli che restano a lungo nella testa e dalla quale non ci si può più liberare, come una catena, un qualcosa che sconvolge la stessa esistenza.
La ragione è presto detta: il tema del Male, affrontato in una maniera così cruda e diretta, per l’epoca era considerato un vero e proprio tabù. Il Male, che può leggersi come vero e proprio malessere, intrinseco all’umanità più di quanto ci piaccia pensare. L’Esorcista strizza l’occhio alle paure recondite dell’inconscio collettivo senza mai perdere di vista quelle legate ai piani del sociale e del reale. Parla sì di concetti ultraterreni come il diavolo, ma mette facilmente in relazione le persone con la figura demoniaca, dando la possibilità di rendere tangibile proprio il contatto con Abraxas.
Ma immergiamoci meglio nell’orrore più cupo dell’animo umano.
L’Esorcista è datato 1971, e il suo autore è William Peter Blatty. La storia narra di una logorante lotta tra bene e male. In un sito archeologico dell’antica città di Ninive nell’Iraq del Nord, viene dissotterrata una statuetta che raffigura il volto del demone Pazuzu. Uno degli archeologi presenti, Lankester Merrin, sacerdote cattolico anziano e malato di cuore, rimane molto turbato dal ritrovamento.
La protagonista Regan, dodicenne figlia dell’attrice MacNeil, in occasione di un ricevimento in casa propria inesplicabilmente dimostra segni di squilibrio mentale. La madre, preoccupata, ricorre a luminari che sottopongono la fanciulla sventurata a molteplici indagini e dolorose terapie, finendo con il confessare l’incapacità della scienza.
Rumori inesplicabili e altri fenomeni, le indagini di Kinderman sulla strana morte di un regista amico di famiglia, tutto induce la madre atea a ricorrere al padre gesuita Karras, collega di Merrin. Questi, laureato in medicina e specializzato in psichiatria, tende a spiegare il caso di Regan come un fenomeno naturale. Tuttavia, indotto da numerosi elementi, è costretto ad ammettere la “possessione” diabolica e a ricorrere al vescovo per l’esecuzione dell’esorcismo.
L’Esorcista è, da sempre, un prodotto controverso. Il film, diretto dal mitico William Friedkin nel 1973, ha avuto maggiore successo del romanzo, probabilmente per scene a quel tempo scioccanti e “rivoluzionarie”, come il famoso vomito della bimba posseduta.
Alcune delle scene del film rendono persino meglio tra le pagine del libro, quando il lettore si trova a immaginare la bimba arrampicarsi sul soffitto come un serpente, urlando frasi blasfeme. Provare per credere. Naturalmente, il libro dona tantissima immaginazione ai lettori, che possono materializzare il proprio “orrore psicologico” come meglio credono.
La lettura del libro si rivela, perciò, un’esperienza spaventosa e memorabile al contempo. Essa è in grado di incidere a più livelli nel profondo di ciascuno. Che sia una storia o meno di finzione, non è sicuramente da leggere di notte o da soli in casa.
Del film, invece, resta una traccia indelebile nella storia del cinema, in quanto dona la vera e propria sensazione dell’orrore visivo. Un film scandalizzante, ancora difficilmente accettabile anche per questi tempi che corrono. Un cult, certamente. Ma il cult più spaventoso e disturbante di tutti i tempi, difficilissimo da reggere, certamente sconsigliato ai facilmente suggestionabili o ai deboli di cuore. E questo, naturalmente, è anche merito di William Friedkin, uno dei più grandi registi della storia del cinema.
In rarissimi casi, il prodotto letterario e il suo corrispettivo filmico si equivalgono. Questo è uno dei suddetti. Sia Blatty che Friedkin hanno donato ai lettori/spettatori la propria visione del Male, che resta sostanzialmente molto simile. L’Esorcista è una storia sconvolgente, sensazionale per le emozioni che riesce a donare.
Naturalmente, in un tempo in cui tutti i tabù sono stati abbattuti, forse gli scritti e la pellicola hanno perso leggermente la loro funzione suggestionabile. Ma siamo abbastanza sicuri che la visione/lettura del prodotto resti un’esperienza da provare per gli appassionati di letteratura e cinematografia.
Due grandi “masterpiece”. Alla stessa maniera.
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