Secondo Fischer, infatti, “E’ più facile parlare di sessualità nel contesto di opere d’arte che esistono da millenni, familiarizzandosi con le culture di civiltà distanti nel tempo e nello spazio. È un modo per ampliare la missione civica dei musei con la possibilità di affrontare argomenti difficili in uno spazio protetto”.

Le opere in mostra

Tra i pezzi del British Museum che verranno usati per la lezione si sesso ci saranno la Warren Cup, una coppa dell’era Romana, e Gli amanti di Ain Sakhri, una scultura trovata in una grotta del deserto della Giudea che risale a 11 mila anni fa, considerata la più antica rappresentazione di un rapporto sessuale.
Un esempio da seguire per un Paese come in nostro, che possiede oltre il 70% delle opere d’arte e dei siti archeologici dell’intero globo, ma che per un eccesso di pudore chiude periodicamente  (ocomunque ne consente la visita ai ragazzi solo se accompagnati da un adulto) il famoso gabinetto segreto del Museo Archeologico Nazionale di Napoli,
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