Immagine da sito ufficiale Governo
Il M5S torna a fare i conti con le sue discusse regole interne. Questa volta, di nuovo sotto la lente d’ingrandimento dei vertici del movimento, ci va il rimborso dello stipendio da parlamentare. Infatti i senatori e i parlamentari del M5S sono tenuti ogni mese a restituire una considerevole parte dello stipendio, pena l’espulsione dal Movimento.
Per confermare il tutto, poi, tutta la documentazione che prova l’effetivo trasferimento dei soldi all’associazione che cura il reimpiego degli stipendi in aiuti alle imprese, viene pubblicato su tirendiconto.it.
Il problema parte proprio da questo. Infatti come riporta il Messaggero un parlamentare su 4 non ha provveduto alla restituzione di questi contributi.
Di Maio, cosciente da tempo dell’esistenza degli inadempienti, dichiara guerra ai morosi. Il ministro degli esteri assicura che si procederà in tre fasi per contrastare chi non è in regola. Il capo politico del M5S intende prima inviare una lettera di sollecitazione agli inadempienti, avviare una citazione in tribunale per i casi già risaputi o recidivi e infine nei casi di estrema morosità si procederà con il pignoramento dello stipendio o l’espulsione dal Movimento.
La regole valgono anche per coloro che hanno abbandonato il Movimento. A quest’ultimi inoltre sarà chiesto di continuare a versare i 2 mila euro sindacali che impone il regolamento “grillino”.
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