Manovra: il punto di raccordo, Lega, M5S e il merito di Giuseppe Conte
Il premier Giuseppe Conte prende in mano le redini della Manovra. Ed ha spiegato il dietrofront nella battaglia con l’Unione Europea
Forse, da oggi in poi, goderà dell’appellativo di “leader silenzioso“. A conti fatti, il vero vincitore della battaglia tra il Governo e l’Unione Europea, con oggetto la Manovra, è stato lui: il premier Giuseppe Conte. Lui che è sempre stato accusato di essere un corpo estraneo, un membro quasi fantasma, ingombrato e spodestato dalla presenza dei due colossi Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Oggi, però, Giuseppe Conte si è preso la scena. Il premier, infatti, ha risolto tutti i dissidi, sia interni (ovvero quelli tra i due leader dei partiti) che esterni (la grana più importante, quella con Moscovici e con l’Unione Europea).
“Dovevo portare a casa un risultato importante per l’Italia: evitare l’apertura di una procedura di infrazione per debito eccessivo. L’ho fatto e ne sono felice per il mio Paese. Quanto al mio ruolo, in certi passaggi è necessario enfatizzarlo, altre volte preferisco operare sintesi in maniera più discreta.”
“È stata una trattativa con alti e bassi, che ho cercato di affrontare con perseveranza e tenacia. Sapevo di dover raggiungere un obiettivo utile al mio Paese. E ho cercato di perseguirlo sapendo che c’erano condizioni non solo tecniche ma politiche delle quali tenere conto nell’interesse del Paese.” ha poi detto il presidente del Consiglio.
“Con l’Europa bisogna dialogare, sempre. E questo mi pare di averlo fatto con ostinazione. Ma bisogna anche farlo senza rinunciare al proprio programma politico e ai propri obiettivi. Spero che quest’intesa migliori la vita del Paese, oggi e per i prossimi anni. Mi preme questo.” ha poi dichiarato.
Chiudendo l’intervista, manda un messaggio a Salvini, accreditato come prossimo capo di Governo.
“Onestamente, non sono pronto ad un passaggio delle consegne.”
Il vero protagonista del Governo
Questa mossa rianima effettivamente l’animo sia dei pentastellati fidati, che di tutti gli italiani che non credevano in lui. Per la prima vera volta, Giuseppe Conte ha dimostrato sagacia, forza, astuzia e una diplomazia che finora erano rimaste rinchiuse in soffitta, probabilmente solo in attesa di essere sfoderate.
Il premier manda un vero e proprio messaggio ai due suoi “scudieri”, che tramano nell’ombra per togliergli il posto da sempre (soprattutto il leghista). Da una parte, però, persistono i proclami, mentre i risultati tardano ad arrivare. Dall’altra, si avverte il sentimento opposto, in quanto di proclami e di dichiarazioni forti ne arrivano ben poche (perlopiù da Luigi Di Maio). In compenso, però, i risultati arrivano, e il confronto è impietoso, a favore del Movimento 5 Stelle.
Detto di una bravura a sfruttare i social che pende a favore di Matteo Salvini, a conti fatti la Lega non ha portato a casa praticamente nulla. Infatti, dalla propria parte pende un decretino che servirà ad aumentare l’immigrazione irregolare (nei prossimi 2 anni circa 120mila persone sono destinate a scivolare nell’irregolarità). Null’altro. Un po’ poco, per chi è al Governo da quasi un anno.
Giuseppe Conte si è mostrato ancora una volta un super-partes più che adeguato, in barba al suo fido collega Matteo Salvini.
La politica degli insulti vs la politica effettiva
Tutti sanno che la politica è comunicazione. O almeno, lo è diventata soprattutto negli ultimi vent’anni. In questo, il ministro dell’Interno è un maestro. Ma Giuseppe Conte, che si è rivelato un profilo molto istituzionale da quando è alla guida dell’Italia, ha piazzato una zampata molto forte.
L’eleganza totalmente diversa si è notata anche in un altro frangente: l’accoglienza della salma del povero Antonio Megalizzi. Ad accoglierlo c’era solamente il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Mentre, però, il mitico paladino della giustizia Matteo Salvini, da buon padre di famiglia qual è, era presente alla recita del figlio, non adempiendo ai doveri istituzionali, il premier era impegnato in una trattativa chiave per il Governo.
Nonostante ciò, ha comunque annunciato, per oggi, la visita alla salma del povero giornalista. Questione di stile, direbbe qualcuno. In realtà, queste sono differenze fondamentali tra veri premier e falsi premier. “Uomini e uominicchi”, direbbe qualcuno.
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