La Corte di Giustizia UE ha riconosciuto, attraverso una sentenza, il valore dei matrimoni gay anche nei paesi membri che non lo prevedono. Un cittadino romeno, sposato con uno americano, ha richiesto allo stato della Romania il diritto di soggiorno per il coniuge. La domanda è stata respinta per un periodo superiore a tre mesi. Lo stato della Romania ha chiesto alla Corte di Giustizia se il termine “coniuge” fosse da estendersi anche alle coppie omosessuali, consentendone, quindi, il diritto di soggiorno.
La corte si è espressa favorevolmente. Il termine coniuge, ai sensi delle regole sulla libertà di soggiorno dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari, è valido anche per le coppie omosessuali. In questo modo non viene inficiata la libertà di uno stato membro di accettare i matrimoni gay, ma di fatto ne deve riconoscere ugualmente la validità qualora il matrimonio sia avvenuto all’interno di un altro stato membro che li prevede.
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