22 Aprile 2020 - 16:46

MES, Meloni in aula paragona Conte a Xi Jinping: un paradosso

Giorgia Meloni Superbonus

Giorgia Meloni, in risposta a Giuseppe Conte alla Camera, paragona il premier a Xi Jinping. Poi ha spostato l’attenzione su PD e M5S

Un’opposizione che si appella a schemi dittatoriali, quando in realtà nei contatti/appoggi esteri conta su collaboratori non molto democratici. Questo è il paradosso di Giorgia Meloni, che sembra avere un conto in sospeso del tutto personale con Giuseppe Conte, premier italiano. Il capo del Governo, secondo la leader di Fratelli D’Italia, sarebbe reo di aver instaurato un’aria da regime proprio sfruttando le misure del Coronavirus. Sicuramente, la politica di centrodestra allude alle dirette/informative che il premier sta conducendo in maniera pedissequa in questo periodo.

A forza di parlare con Xi Jinping crede di avere gli stessi poteri del regime cinese? Come le è venuto in mente di andare a trattare con l’Europa di temi fondamentali per il nostro futuro senza passare per il nostro Parlamento? Avete esautorato il Parlamento, state tracciando vita e movimento delle persone, vi siete spartiti partitocraticamente le poltrone, come accadeva in passato. In quello non c’è differenza. Abbiamo dato 15 miliardi a un fondo che oggi ci vuole prestare 36 miliardi che dovremo restituire, pagando sopra gli interessi sui soldi nostri che ci prestano.” ha dichiarato Giorgia Meloni in Parlamento.

Successivamente, il leader di Fratelli D’Italia ha scatenato la reazione dell’intera Camera dei Deputati, coinvolgendo anche l’altro partito di Governo, il PD, nella mischia.
Il PD ha pensato a un cambio di nome del MES per convincere i suoi alleati? Possono chiamarlo FES per farci cascare i pentastellati, ma gli italiani fes non lo sono.” ha concluso.

Peccato che spesso la storia aiuta effettivamente a ricordare la realtà dei fatti. Ovvero che quello stesso MES tanto criticato oggi fu “importato” proprio da un Governo di centrodestra.

Le parole e l’ipocrisia

Giorgia Meloni è una politica sicuramente abile dal punto di vista oratorio. Sa il messaggio che vuole dire, soprattutto sa come esporlo in maniera incredibilmente spicciola, pomparlo come fosse un missile SAM in partenza. Il problema, però, non solo suo ma un po’ di tutto il centrodestra, è che quando si va oltre i proclami si finisce inevitabilmente per cadere nel vuoto. E anzi, si finiscono per scoperchiare dei vasi di Pandora che rischiano di compromettere tutta la réclame che si è fatta nei confronti del proprio partito/schieramento. C’è un errore di fondo nell’affermazione della leader di Fratelli D’Italia non da poco: non c’è da convincere proprio nessuno, perché il MES esiste già ed è già stato approvato proprio dal centrodestra il 27 Settembre del 2012.

A questo punto, si può facilmente intuire come ogni polemica sia oltremodo fuori luogo, e che il richiamare paradigmi dittatoriali sia più che altro un meccanismo per attirare l’attenzione mediatica su di sé. Del resto, sono proprio i “paroloni” a fare breccia nell’opinione pubblica, ormai ridotta a slogan sia da una parte che dall’altra, incapace di andare oltre ilMES sì/MES no“. Questo appunto, Giorgia Meloni lo ha segnato e custodito nel suo diario segreto e sa benissimo quando richiamarlo e metterlo in pratica.

Altro problema, però, è la scarsa coerenza da parte dell’opposizione. Se all’inizio della crisi del Coronavirus si diceva di voler aiutare e si difendeva a spada tratta la sorte degli italiani, ora di quegli aiuti non è rimasto altro che cenere. I buoni propositi, il possibile dialogo tra Governo ed opposizione è andato a farsi benedire nel momento in cui i due maggiori “principali” di centrodestra hanno continuato a battere la propria campagna elettorale. E nonostante Conte stia ancora ribadendo la voglia di dialogare con i suoi diretti “avversari”, proprio da questi ultimi provengono segnali di guerra. Il dialogo non è stato negato, a patto però che sia disciplinato e non si sfoci in cori da stadio. Ma sembra che, da questo punto di vista, il centrodestra faccia orecchie da mercante. Ancora.