29 Aprile 2016 - 11:00

La messa in scena della psiche: Psycho Killer

psycho

Psycho, di Alfred Hitchcock, del 1960, non è semplicemente un film, è la rappresentazione per immagini della schizofrenia

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In Psycho si tratta della patologia di cui soffre il protagonista, Norman Bate (Antony Perkins) proprietario del motel in cui la mal capitata Marion Crane (Janet Leigh) viene assassinata nella doccia alla fine di una giornata molto intensa, durante la quale aveva rubato del denaro dalla cassa dell’agenzia immobiliare presso cui lavorava.
Tutto questo accade dopo trenta minuti di film.

psychoPer questo la pellicola è schizofrenica perché “inganna” lo spettatore, lasciandolo immergere in una storia, per poi catapultarlo bruscamente in un’altra. Dalla prima scena veniamo, infatti, accompagnati nella squallida e ordinaria vita di Marion, che fa la segretaria per l’agenzia immobiliare e intrattiene una relazione clandestina con Sam Loomis, imprenditore e proprietario di una ferramenta.

Marion è stanca di fare l’amante e vorrebbe un fidanzamento ufficiale e serio con l’uomo che ama.

Un giorno, dopo una delle sue pause pranzo con Sam, rientra in agenzia e qui si imbatte in un cliente che deposita quarantamila dollari per l’acquisto di una casa. Marion, che Sam non può sposare per mancanza di denaro, ruba i soldi e scappa via.

Fino a questo punti di Marion sappiamo abbastanza da essere entrati in empatia con lei e da essere curiosi di sapere se riuscirà a salvarsi dalla polizia e vivere felice con il suo Sam, che sta cercando di raggiungere in auto.

Proprio quando l’umore di Marion è a terra e un poliziotto sospetta di lei, la donna decide di fermarsi in un motel per la notte e tornare in agenzia, dove restituirà i soldi al suo capo.

Come avviene per uno schizofrenico, il film cambia completamente registro e da poliziesco, quale sembrava, diventa un crime.

La protagonista, di cui sapevamo tutto, e con la quale avevamo condiviso le emozioni, ci muore trenta minuti dopo l’inizio e lo smarrimento che proviamo è lo stesso che si prova dinanzi ai repentini cambi di personalità e atteggiamento, di un soggetto affetto da schizofrenia.

psychoIl film schizofrenico si manifesterà con le sembianze di Bate/Perkins che già dal volto e dalle espressioni che rivelano incertezza ci fa pensare: “Carino sì, che brava persona sembra, eppure…”. Eppure qualcosa non ci torna e un senso di inquietudine sale dentro di noi mentre guardiamo quest’uomo gentile che accompagna Marion in una stanza del motel.

Poco dopo un’ombra che sembra essere quella di una donna, compie l’omicidio di Marion e subito dopo vediamo Norman ripulire la stanza.

Adesso Norman Bate è il nostro protagonista, un personaggio ambiguo e frustrato a vedersi; Norman, un nome che dovrebbe riferirsi alla “normalità”, ma che ben presto rivelerà il secondo cambio di personalità del film.

Norman infatti, è vittima di un complesso edipico tale per cui la sua personalità si è compenetrata con quella della madre, il cui cadavere mummificato ritroveremo alla fine del film. Da anni, infatti, albergano in Norman due personalità, la propria ormai quasi totalmente sconfitta e quella materna.

Il film evidentemente si sofferma sull’approfondimento psicologico dei personaggi e dei simboli della psiche stessa; e lo fa attraverso l’uso di soggettive che portano lo spettatore al posto dei personaggi, facendolo partecipare delle loro nevrosi, del loro immaginario e del voyerismo che caratterizza tutto il film.

psychoQuest’ultimo aspetto si lega alle frustrazioni sessuali del personaggio, personificate dalla Marion che in qualche modo rappresenta anche la madre.

Norman sbircia la donna, attraverso un buco nel muro della stanza numero 1, quella collegata alla reception e dove lei dovrebbe dormire. Il voyerismo e la sessualità sono collegati a un senso di morte che accompagna la storia dal momento in cui  Mario, mette piede nel motel.

Gli uccelli impagliati sono un altro simbolo di ciò e anticipano il finale, Bates ha la passione per gli uccelli impagliati e per far sembrare vivo, ciò che vivo non è.

La morte e la psiche vengono quindi, da Alfred Hitchcock, raccontate attraverso il simbolo del foro nel muro, degli uccelli impagliati e del cambio repentino di protagonista.

Ma non è solo Bates, con il suo complesso edipico irrisolto e la frustrazone sessuale ad avere delle nevrosi: la stessa Marion ne ha e le dimostra con i suoi cambi di rotta improvvisi e le diverse e contrastanti pulsioni.

Il film pertanto racconta qualcosa di più che la semplice storia di un serial killer, racconta della psicologia umana e del difficile rapporto con l’altro.

Parla di amore e morte, gli archetipi fondamentali dell’esistenza e dell’incapacità di esorcizzare le paure e le nevrosi.

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