Michelangelo Antonioni nasceva a Ferrara il 29 settembre 1912. Laureatosi in Economia e Commercio, a Bologna, proprio in ambiente universitario si avvicinò al mondo del teatro e della critica cinematografica.
Nel 1942 arrivò la collaborazione con Roberto Rossellini nella stesura di Un pilota ritorna, e, dopo l’esperienza di aiuto regista lo stesso anno per L’amore e il diavolo di Marcel Carné, iniziò a girare il suo primo documentario, Gente del Po, terminato solo nel 1947.
Il suo primo film, Cronaca di un amore, è del 1950. Il periodo più incisivo nella sua carriera, forse riflesso dei cambiamenti che si prefiguravano nel mondo occidentale, è quello degli anni Sessanta.
Era il 1964 e dopo la trilogia dell’incomunicabilità (L’avventura, La notte e L’eclissi) il 29 ottobre usciva nelle sale uno dei suoi film più intensi e forse in parte sottovalutato: Deserto rosso, o Il deserto rosso.
Tra i titoli restaurati e proiettati nella sezione “Venezia Classici” nella Mostra del Cinema 2017, Deserto Rosso è un lungometraggio sul silenzio, il vuoto, il grigiore moderno e l’estenuante ricerca esistenziale contemporanea, un film che ha radicalizzato le scoperte del neorealismo, frammentandone la narrazione in immagini e suoni privi del rapporto di causa ed effetto.
A metà degli anni 60 Antonioni visse personalmente e cinematograficamente l’Inghilterra.
Qui, a cavallo tra la Beat Generation e il Movimento del Sessantotto, si preludeva ad una nuova era di contestazioni giovanili e di una controcultura di rilievo, forte di un nuovo stile e un fulmineo anticonformismo sociale.
E nella sua nuova patria culturale girò il suo film cult, Blow-up (1966). Trasferitosi negli Stati Uniti, nel 1970 rese “l’esplosione della società consumistica” nella scena ripresa alla luce di 17 cineprese in Zabriskie Point.
Schivo ed incline alla malinconia, ossessionato dal genere femminile, Michelangelo Antonioni proiettò le inclinazioni personali nei propri film, rimanendo fedele negli anni, non solo a se stesso, ma anche ai principi cinematografi della forma e dello stile: così ha saputo “fare scuola”.
“La geometria visiva”, ovvero il frequente uso di linee diritte, verticali e convergenti è tra gli strumenti essenziali del cinema del magister Antonioni, che sullo schermo creava profondità, in una ricerca continua di dinamismo e simbolismo.
Candidato due volte agli Oscar, ha ottenuto un premio alla carriera nel 1995. Negli ultimi anni della sua carriera, piegato dalla malattia ma sostenuto dalla moglie, Enrica Fico, gira a quattro mani con Wim Wenders Al di là delle nuvole (1995) e poi un film a tre episodi con Steven Soderbergh e Wong-kar Wai, Eros.
È morto il 30 luglio 2007, nello stesso giorno in cui il mondo si è ritrovato a piangere anche la scomparsa di Ingmar Bergman.
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