Migranti: il Parlamento Europeo rivoluziona le carte in tavola
Bocciando per ben due volte la risoluzione pro-ONG sui migranti, il Parlamento Europeo chiarisce la sua posizione. E si spacca come un uovo
Ancora una volta divisi, questa volta forse in maniera definitiva. Il Parlamento Europeo si sgretola ancora una volta, e nuovamente sull’argomento “principe” di quest’ultimo anno e mezzo di politiche europee: la redistribuzione dei migranti. Gli eurodeputati, riuniti in una seduta plenaria a Strasburgo per stabilire dei paletti guida sui come organizzare il soccorso e l’accoglienza nel “mare di mezzo”, hanno bocciato per soli due voti una risoluzione presentata dalla commissione Libertà civili dopo l’audizione di Carola Rackete.
Il blocco progressista, ovvero quello composto da Socialisti E Democratici, Liberali di Renew Europe, Verdi e sinistra del GUE, è risultato sconfitto. Questi ultimi erano intenti ad appoggiare il testo che avrebbe garantito il superamento dei trattati di Dublino per il ricollocamento dei migranti e, soprattutto, l’archiviazione del modello di Fortezza Europa. Il modello evoca l’idea di un continente militarizzato e chiuso all’esterno.
L’obiettivo del fronte progressista è stato quello di invitare gli Stati membri a mantenere i loro porti aperti alle navi delle ONG. Proprio per questo, si chiedeva all’UE di terminare la criminalizzazione delle loro attività di assistenza in mare. Altro quesito posto, inoltre, è stato quello dell’avvio di una missione di salvataggio UE. Quest’ultima sarebbe stata coordinata da Frontex. In alternativa, si puntava ad una serie di operazioni internazionali, nazionali o regionali, finanziate però con il contributo della Commissione UE.
Un obiettivo, però, che è stato completamente mancato. Ed ora riprendono quota le varie soluzioni che gli altri partiti del Parlamento Europeo avevano presentato per far fronte all’emergenza. A goderne, soprattutto, è il Partito Popolare Europeo, che però incontra comunque delle difficoltà molto importanti provenienti dal suo stesso schieramento.
Quale sarà, quindi, l’esito della battaglia?
L’intermediazione dei gruppi minori
Facile comprendere che, almeno per ora, le procedure siano estremamente bloccate. Da una parte vi è il fronte progressista, il cui obiettivo era garantire la continuazione dell’operazione delle ONG in mare. Dall’altro, il fronte conservatore ribadisce (per ora solamente a parole) l’importanza del soccorso in mare, ma anche a causa della ricerca di un’alleanza con il fronte sovranista (tra cui vi è anche la Lega) è costretto a non muoversi. La cosa sorprendente è che in tutto questo marasma vi è un continuo rilascio di migranti verso la costa libica, nonostante la grandissima quantità di segnalazioni “anti-umanitarie” provenienti proprio dalla nazione africana.
Dunque, quale può essere la soluzione ottimale per mettere d’accordo le due anime? Sicuramente, vi è bisogno di un intermediario, un partito/gruppo super-partes in grado di coniugare entrambe le esigenze. Qui entra in azione il Movimento 5 Stelle, che per l’occasione ha presentato un importante emendamento. Quest’ultimo garantirebbe l’apertura dei porti “in linea con le pertinenti convenzioni internazionali e altre norme applicabili“. Insomma, l’ideale per mettere d’accordo sia gli spiriti più conservatori che quelli più progressisti.
Una mezza misura che potrebbe mettere d’accordo entrambi gli schieramenti. Naturalmente, però, dalla parte destra del Parlamento c’è tutta la voglia di “prevalere” sull’avversario, in quanto un accordo con i rivali rappresenterebbe una sconfitta sul territorio di maggior interesse dei conservatori in Europa. Di contro, però, l’eventualità di un non accordo garantisce la prosecuzione di una battaglia sui migranti che, al momento, vedrebbe i democratici in vantaggio.
Dunque, per i sovranisti si tratta di scegliere il “male minore“. Una scelta che comunque minerà molte delle loro certezze, soprattutto dal punto di vista europeo.
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