Il Monaldi di Napoli nel centro di una nuova indagine di eccellenza sanitaria. L’Ospedale è infatti il primo in Italia ad utilizzare infusioni ripetute di inodilatatori in regime di Day Hospital per il trattamento di pazienti con insufficienza cardiaca avanzata.
Da circa due anni al Monaldi è diventata buona pratica adottare un protocollo medico tutto spagnolo che in maniera significativa aiuta a migliorare gli effetti dell’insufficienza cardiaca sui pazienti.
“Gli inodilatatori” – spiega il Professor Pacileo, Responsabile dell’Unità Dipartimentale Scompenso Cardiaco e Cardiologia Riabilitativa dell’Ospedale Monaldi – “sono farmaci che hanno la duplice azione di aumentare la forza contrattile del cuore (effetto inotropo) e determinare una dilatazione arterioso(effetto vasodilatatore) con miglioramento della o performance cardiaca”.
Sulla base dei risultati di autorevoli studi clinici italiani e internazionali, il trattamento con levosimendan si è imposto come un’opzione terapeutica sicura per i pazienti nei quali la patologia è in peggioramento, attestandone innumerevoli benefici.
L’insufficienza cardiaca è secondo dati ufficiali del Ministero della Salute la principale causa di ricoveri ospedalieri per patologia in Italia.
In Italia 600.000 persone, circa 1% della popolazione, soffrono di insufficienza cardiaca. Ogni anno avvengono circa 200.000 ricoveri per scompenso cardiaco e si registrano circa 87.000 nuovi casi di insufficienza cardiaca. Parte di questi pazienti, in considerazione del quadro clinico, rientra nella definizione di scompenso cardiaco avanzato.
In questo contesto, merita particolare attenzione l’esperienza dell’Ospedale Monaldi di Napoli, che si impone come struttura ospedaliera all’avanguardia grazie all’utilizzo di un protocollo medico innovativo per il trattamento dell’insufficienza cardiaca avanzata.
Inoltre si è rilevato un vantaggio in termini farmaco-economici per il sistema
sanitario. “Rispetto ad altri centri che effettuano somministrazioni periodiche di
levosimendan 1 volta al mese per 24 ore” – prosegue il Professor Pacileo – “noi
eseguiamo la somministrazione del farmaco due volte al mese per 6-8 ore con
riduzione dei disagi al paziente e alla sua famiglia legati al pernottamento in
Ospedale”.
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