Onde gravitazionali, adesso possiamo vederle!
Il primo a parlare di onde gravitazionali fu Albert Einstein nel 1916… ma cosa sono esattamente?
[ads1]Se l’universo fosse un immenso lago, queste onde sarebbero assimilabili ai “Ronds dans l’eau” di cui cantava Françoise Hardy ovvero a quei cerchi concentrici che si formano dopo il lancio di un sasso… Ma l’universo è uno spazio-tempo, un volume nel quale tempi e posizioni non sono indipendenti: un orologio non può battere allo stesso ritmo di un altro situato in un luogo differente così come dimostrò Albert Einstein, nel 1905, nella sua prima teoria della relatività definita “ristretta” o “speciale”.
Il nostro Universo è, dunque, elastico: se lo ancoriamo ad una estremità, vibra e la scossa si propaga fino all’altra estremità. Queste vibrazioni sono le onde dette “gravitazionali” in quanto connesse alla forza di gravità.
Per apportare l’energia necessaria affinché il sistema si ecciti, il “sasso” deve essere molto grande…è il caso dei buchi neri (da qualche decina a decine di milioni di volte più pesanti del Sole) o dei pulsar (che concentrano la massa solare in dieci chilometri di raggio).
L’importanza di rilevare queste onde gravitazionali deriva dal fatto che esse aprono nuove finestre sull’universo in aggiunta alle altre righe spettrali di visibile, onde radio, raggi X, infrarossi, ultravioletti…si pensi, ad esempio, ai neutrini, quelle particelle ultraleggere che interagiscono pochissimo con la materia) …
Albert Einstein aveva già descritto l’esistenza di queste onde, nel 1916, come conseguenza della teoria della relatività generale….per molto tempo si è pensato che non si potesse vederle dato atto che l’effetto di distorsione generato dall’ incontro di un’onda gravitazionale ed un corpo è minimo…invece ecco la scoperta di ieri, 11 febbraio 2016…data storica nella quale le onde gravitazionali, per la prima volta, sono state misurate in modo diretto con Ligo (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) e Virgo.
Alla base di questo rilevamento, due fasci laser perfettamente sincronizzati che circolano in un tunnel di diversi chilometri di lunghezza. In esso, la luce fa andata/ritorno più volte prima di uscire e, se un’onda gravitazionale passa, si dilata sfasando i due fasci rendendo così visibile la sua presenza.
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