Orbán: cronaca di una fine annunciata
L’aula plenaria del Parlamento Europeo approva il rapporto di Judith Sargentini. I deputati d’Europa condannano Viktor Orbán
In principio, vi era stata la lotta all’Europa. Un’Europa che non ha mai convinto, che si pone ancora come argine alla deriva populista che sta travolgendo il continente. Viktor Orbán ci ha provato, a fare il “rivoluzionario” mascherando quella sua mentalità conservatrice, una mentalità che lo ha portato ad essere il punto cardine del sovranismo.
La rivoluzione, invece, è proprio quella che ha portato alla rovina il caro premier ungherese. L’aula plenaria del Parlamento Europeo ha, infatti, approvato il rapporto dell’eurodeputata olandese dei Verdi, Judith Sargentini, con 448 voti a favore. Dunque, la procedura d’accusa contro l’Ungheria è stata ufficialmente aperta e si è conclusa con una condanna ai danni del premier.
Ora la richiesta dell’Eurocamera dovrà essere esaminata dal Consiglio Europeo e potrebbe portare, nella sua fase più avanzata, a sanzioni contro il Paese, compresa la sospensione del diritto di voto di Budapest nel Consiglio UE.
Una situazione che, per l’Ungheria leader dei paesi e dei partiti sovranisti, non riesce a far presagire nulla di buono. C’è già chi grida al complotto, naturalmente, come la “pura” natura populista insegna. Il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, parlando nella capitale del suo Paese ha definito il voto di oggi “una piccola vendetta dei politici pro-immigrazione contro l’Ungheria.”
Ma la colpa è davvero dell’Europa? Oppure c’è sotto ben altro, e i problemi sono molto più personali di quanto si potesse credere finora? Il presidente ungherese non è una voce fuori dal coro, come si potrebbe facilmente pensare. È semplicemente l’altra voce del coro, la parte destra del coro.
La fine annunciata
Da sempre, il leader ungherese sostiene di voler riformare l’Europa da zero, di voler “estirpare” il campo dalle cosiddette erbacce e crearne uno nuovo, a sua immagine e somiglianza. Gioca a fare Dio, Viktor Orbán. Prendendo ispirazione dall’opera compiuta dal suo grande amico italiano Silvio Berlusconi, e dalle grandi “opere di bene” compiute da lui sul suolo italiano.
Non manca però, il leader di Fidesz, di avere i suoi “grandi amici” che lo sostengono a piè fermo nelle sue battaglie, pur rendendosi conto di quanto siano fuorilegge. Due di questi sono Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che non hanno mancato di denotare il loro grande affetto per la loro “figura paterna” estera, tramite messaggi di denuncia all’Europa su Facebook.
Insomma, il corrispettivo perfetto, in campo politico, di Silvio Berlusconi. Anche questa, forse, è la ragione per cui l’altra faccia del Governo italiano, i 5 Stelle, non hanno mai gradito la sua presenza e le sue idee causando un miniscontro con la Lega.
La verità, però, è un’altra. Ovvero che Orbán ha tirato la corda con l’Europa. L’ha tirata tantissimo, fino a spezzarla del tutto e sorbirsi tutte le conseguenze del caso. Si può parlare, in questo caso, di una “cronaca di una fine annunciata”, adattando il titolo di un famoso romanzo di García Márquez.
Il cosiddetto “sistema” lo ha battuto, lo ha stoppato, lo ha annullato definitivamente e polverizzato tramite una semplice sentenza. Proprio lui, il classico tipo che si finge “paladino della rivoluzione” con i miliardi in tasca. Proprio lui, che non molto tempo fa diceva “Manifestare contro il Governo equivale al tradimento della Patria.” e che poi battaglia con l’Europa. Ipocrisia fatta uomo.
Le ripercussioni sulla scena italiana
Inutile negarlo. Con la condanna di Orbán, si apre un vero e proprio momento topico. Il dissidio tra i sovranisti e gli europei si acuirà ancora di più, ma per la prima fazione saranno momenti molto duri. L’alleato perso è di quelli davvero importanti, non una pedina qualunque che può essere rimpiazzata subito.
In Italia, la situazione diventa di quelle fondamentali. Mentre, per il Movimento 5 Stelle, questo nuovo scenario può rappresentare nuova linfa vitale e nuovo potere politico, per la Lega e per Matteo Salvini lo scenario potrebbe essere ben più complicato.
Le Elezioni Europee si avvicinano molto velocemente, e come è ovvio che sia, ognuno comincia a tirare l’acqua al proprio mulino. Proprio a questo punto, però, Salvini perde un alleato chiave sullo scacchiere europeo, soprattutto dal punto di vista mediatico a livello europeo.
Per un partito come la Lega, che mira a “fare il botto” nel 2019, potrebbe rappresentare un grande problema. Per Salvini si possono aprire tre strade, a questo punto. La prima è dettata dalla continuazione della linea attuale, ovvero l’alleanza con i sovranisti rimasti. Ma la perdita di un personaggio come Orbán potrebbe rappresentare un tracollo a livello numerico.
La seconda potrebbe essere quella (abbastanza clamorosa, ma non troppo) di un ritorno al passato: l’alleanza con Silvio Berlusconi. Questa scelta, però, potrebbe risultare come un clamoroso suicidio da parte dei leghisti. Per un partito divenuto “trasversale” come la Lega, l’alleanza con uno dei rappresentanti della “vecchia” politica susciterebbe un clamoroso calo di credibilità negli elettori e frenerebbe la crescita.
La terza, che sarebbe uno scenario davvero inaspettato, è quello della continuazione dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle anche in campo europeo. Ma la scelta dei grillini di votare per le sanzioni a favore di Orbán sembra condurre da tutt’altra parte, almeno per ora.
La situazione resta più ingarbugliata che mai, e per Salvini sono tempi duri.
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