Il sito archeologico di Palmira, dopo essere stato raso al suolo e saccheggiato dall’Isis, nel 2019 vedrà di nuovo la luce grazie ad Unesco, Russia, Polonia ed Italia.
Si tratta di una mescolanza di culture, soprattutto quella romana, greca e musulmana, che ha scatenato le milizie dell’Isis. “Questa è la storia del mondo e non appartiene solo alla Siria” dichiara Talal Barazi, governatore della provincia di Homs.
La Sposa del Deserto è stata anche funestata da gravi fatti storici come l’uccisione di Khaled al-Asaad, per aver rifiutato di consegnar loro delle opere sotto la sua custodia.
L’’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma si è occupato del restauro di due altorilievi che prendono il nome di Busti di Palmira, mentre da Mosca gli esperti del Museo di Puškin hanno provvveduto, a Damasco, al restauro di alcune stature.
Queste grandiose opere di rimessa a nuovo permetteranno di riportare alla sua antica bellezza le vestigia del Museo più importante del Medioriente.
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