Parità di genere in Italia: al Governo ancora molta la strada da percorrere
Le vicende interne del PD hanno riacceso la questione della parità di genere in politica. Stando ai numeri, in Italia sono ancora poche le donne nei ruoli chiave
La nascita del Governo Draghi e le dimissioni di Zingaretti dalla Segreteria del PD hanno riacceso i riflettori sulla parità di genere nella politica italiana. E pooco importa se la questione è solamente una foglia di fico agitata dalle correnti dem per nascondere ben più gravi lacune e problematiche interne. Quello che conta, come sempre, è ciò che fa notizia. E la parità di genere è perfetta per alimentare il dibattito pubblico e politico in Italia, perché è una di quelle questioni annose, mai risolte.
Stando ai numeri, questo esecutivo è quello con più Ministre e Sottosegretarie della storia. Ma dato che le Ministre sono 8 su un totale di 23, la questione non poteva non passare inosservata. Perché ad oggi, nessuna donna ha mai ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio o Presidente della Repubblica. Questo nonostante il fatto che in altri paesi occidentali vi siano già stati numerosi leader donna. Non mancano le contraddizioni: in Italia, l’unico partito che ha un leader donna è Fratelli d’Italia, un partito molto conservatore. Anche questa è parità di genere.
Le donne in politica dal 1946
Dal 1946 sono 168 le donne che hanno ricoperto incarichi di Governo. Di queste, 58 hanno ricoperto il ruolo di Ministre e le restanti quello di Viceministre o Sottosegretarie. Durante la Prima Repubblica la presenza femminile al Governo era piuttosto limitata. L’Italia del dopoguerra, fino agli anni ’90, era un paese ancora profondamente arretrato culturamente rispetto ad altri paesi europei, con una società fortemente patriarcale e maschilista. Furono solo 27 le donne al Governo in poco meno di 50 anni. Il record spetta al Governo Ciampi, con 8 Ministre. La prima donna ad entrare in un Governo italiano fu Angela Maria Guidi Cingolani, nel settimo Governo De Gasperi, negli anni ’50. Democristiana e femminista, fu anche deputata dell’Assemblea Costituente. Era un epoca ormai remota, dove la questione della parità di genere cominciava a prendere forma con le lotte femministe.
Ma bisognerà attendere più di vent’anni, per la precisione il 1976, per vedere la prima donna Ministro. Tina Anselmi, partigiana di Castelfranco Veneto, anch’essa democristiana. È stata Ministra del Lavoro e della Previdenza Sociale nel terzo Governo Andreotti e Ministra della Sanità nei Governi Andreotti quarto e quinto. Vale la pena citare anche Rosa Russo Jervolino, prima Sindaca di Napoli, più volte deputata e ben 7 volte Ministra.
La parità di genere nella Seconda Repubblica
Entrando nel nuovo millennio, la parità di genere era già un argomento scottante per la politica italiana, ancora troppo ancorata a logiche maschio-centriche. La presenza di Ministre negli esecutivi era sempre intorno al 10%, addirittura sopra il 20% durante il secondo Governo Prodi e sopra il 30% durante il Governo Letta. Ma nonostante questo significativo incremento, la presenza di donne nei Ministeri si concentra soprattutto in quelli considerati meno importanti. Quasi il 30% degli incarichi ministeriali sono andati a Scuola e Università, il 40% alla Salute, il resto alle Politiche Sociali e alla Famiglia. E già il fatto che questi Ministeri vengano considerati “minori” è di per sè abbastanza scandaloso. La presenza di donne si assottiglia, invece, nei Ministeri più “pesanti”: Difesa, Esteri, Interno e Giustizia, nonostante le eccezioni degli ultimi anni. Cancellieri, Severino, Mogherini, Cartabia sono le donne che stanno invertendo pian piano il trend anche in questi dicasteri. Drammatica invece la situazione allo Sviluppo Economico, all’Economia e Finanze e alle Infrastrutture e Trasporti, dove la presenza femminile risulta ancora oggi fin troppo evanescente.
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