Partito Democratico: che fine ha fatto la “dura opposizione”?
Movimento 5 Stelle e Lega stanno convogliando il “matrimonio” per il Governo, senza apparenti disturbi. Che fine ha fatto il Partito Democratico e la sua “dura opposizione”?
C’è chi festeggia, ed è pronto a governare il Paese dopo le elezioni e dopo tanto penare, tra accordi falliti e leggi elettorali poco chiare. E poi, c’è chi ha promesso naturalmente un’opposizione “responsabile”. A questo identikit corrisponde il Partito Democratico, con i “renziani” in primo piano. Ma, a distanza di un mese e mezzo dalla sconfitta elettorale, la domanda è: che ha fine ha fatto questa “dura” e “responsabile” opposizione?
Una buona scusa potrebbe essere quella del Governo formato da poco (e tutt’oggi ancora in formazione). Effettivamente, senza nessun provvedimento né leggi emanate, è difficile opporsi. Sarebbe come fare la lotta contro il nulla. Oltre a questa mezza verità, ne emerge però un’altra, molto più importante: il Partito Democratico in questo momento è un vero e proprio “porto di mare”.
All’interno del partito di riferimento moderato, infatti, le varie correnti di pensiero stanno contribuendo all’implosione del centrosinistra italiano. Sostanzialmente le formazioni in campo sono due: renziani e martiniani. I primi non vorrebbero che il reggente attuale si ricandidasse alle primarie del partito, mentre i secondi sono pro ad una sorta di “mini-rivoluzione”, figlia degli ultimi risultati delle politiche.
Ecco spiegato il motivo dell’assenza momentanea di un’opposizione degna. Da una parte, il fatto di non essere al Governo può essere un ottimo stratagemma per guidare la riforma del partito in maniera più tranquilla e senza costrizioni di tempo. Dall’altra, invece, l’elettorato democratico chiede a gran voce la risoluzione del problema, per fermare l’avanzata del governo populista gialloverde. E per il Partito Democratico, non restare con le mani in mano in questo momento è di fondamentale importanza.
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