Partito Democratico: rivolta in Assemblea, no di Renzi a Martina
Si va verso la rottura all’interno del Partito Democratico. Ma gli equilibri sembrano essere completamente cambiati: non è più l’ex sindaco di Firenze a detenere la maggioranza
Caos in casa Partito Democratico. Si va verso la rottura all’assemblea nazionale. Le trattative tra le varie correnti interne al partito sembrano non aver trovato sbocchi. I “renziani” e le altre aree sono sul punto di guerra.
Il nodo è infatti sul nuovo segretario del partito di centrosinistra. Infatti, le aree di minoranza sembrerebbero intenzionate a votare per Maurizio Martina come nuova figura principale, in modo da garantire una sorta di rinnovamento ad un partito sceso sotto i minimi storici. I seguaci di Matteo Renzi, di contro, sono abbastanza convinti di continuare il loro sostegno all’ex segretario.
L’ordine del giorno dell’Assemblea prevede al primo punto proprio l’intervento del segretario dimissionario, che dovrebbe motivare la propria decisione. Il reggente Maurizio Martina ha annunciato mercoledì la propria candidatura con l’impegno però di indire il congresso in autunno, così da concluderlo entro l’anno.
L’elezione sarebbe sostenuta da tutte le componenti minoritarie. Dario Franceschini, Andrea Orlando, Michele Emiliano ed anche autorevoli dirigenti come Nicola Zingaretti o Goffredo Bettini hanno appoggiato la candidatura di Martina e vogliono un voto già nella giornata di domani.
La mediazione proposta da Lorenzo Guerini prevede l’astinenza al voto, e che quindi la reggenza di Martina prosegua in automatico. Tale scelta, però, indebolirebbe non poco Martina e il suo compito di rappresentanza del Partito Democratico.
La sensazione è che a breve la guerra si scatenerà più furiosa che mai. E per il PD sarà la resa dei conti ufficiale.
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