4 Marzo 2019 - 13:35

PD: chi degli altri candidati appoggerà Zingaretti?

Zingaretti Primarie

Con la vittoria di Zingaretti alle primarie del PD, si delinea la linea futura del partito. Ma chi saranno i fidi scudieri del neo-segretario, ora?

Correnti nuove, vecchi problemi. Nicola Zingaretti è diventato ufficialmente il nuovo segretario del PD, stracciando di fatto gli altri candidati presenti in lista. Un risultato già annunciato alla vigilia, tutto è andato come previsto e addirittura i partecipanti al voto sono andate oltre alle più rosee previsioni. Un vero e proprio respiro ampio per le ambizioni politiche del centrosinistra, dato in netta ripresa a fronte della difficoltà di cui il Movimento 5 Stelle sta “godendo” in quest’ultimo frangente di Governo.

Ma ora arriva un dubbio atroce. Dopo tutto il fervore che ha contagiato il neo-segretario, ora lo stesso avrà un compito difficile: quello di valutare chi saranno i migliori alleati per rilanciare definitivamente il centrosinistra. La domanda, a questo punto, resta una sola: chi appoggia chi?

La sensazione è che Zingaretti sarà appoggiato dalla cosiddetta “scuola romana“, inventata e diretta con abilità, almeno fino a poco tempo fa, da Goffredo Bettini. Proprio sua sarà l’eredità raccolta dal neo-segretario, che ha avuto il merito di mandare in malora (finalmente) la maledetta scuola toscana, di cui Renzi era il re indiscusso.

A questo punto, rientrano in auge vecchi “spettri” che non si sa se facciano bene o male allo stesso PD. Massimo D’Alema è già pronto a rientrare in pista, ed ha già confermato il suo appoggio. Insieme a lui, però, vi è anche Paolo Gentiloni, romano anche lui e soprattutto stufo di prendere ordini dal “toscano malefico”, che ha fatto di tutto per ostacolarne la sua opera, quando ha raccolto l’eredità al Governo.

Ma la cosa più strana proviene dai sostenitori che meno ti aspetti. Tra questi, c’è anche Ugo Sposetti, custode delle memorie dell’ex PCI. Un tipo alquanto tosto. Il messaggio sembra uno solo, a questo punto: ritorniamo a fare la sinistra.

Nuova linfa al partito

A questo punto, e meno male, sembra che l’epoca durissima vissuta sotto il “renzismo”, quella degli accordi con Forza Italia, quella delle grandi intese sembra ufficialmente superata. Finalmente, è ora di qualcosa di nuovo, e la ricetta di Zingaretti passa tutto da un elemento fondamentale che il centrosinistra ha trascurato: la piazza.

L’obiettivo, infatti, è quello di ritornare a fare politica di massa, di scendere nuovamente in mezzo alla gente, di garantire una nuova linfa popolare ad un partito che è diventato sempre più elitario col tempo. Il primo appuntamento è l’Assemblea Nazionale del 17 Marzo per eleggere la Direzione.

Lo stesso Zingaretti ha fatto intendere che la sua nuova idea di Partito Democratico passerà dall’unità di tutti. Basta scissioni, un partito è una grande famiglia in cui tutti possono dire la propria e alla fine si opta (naturalmente) per la maggioranza. A questo proposito, sembra che il profilo indicato per essere il nuovo presidente del partito, per sostituire Orfini, sia un profilo che possa mettere d’accordo tutti. Il nome è quello di Gentiloni.

L’ex premier, durante la sua corta legislatura, ha dimostrato di essere comunque un uomo di carattere e attento. Soprattutto, ha dimostrato di non voler prendere ordini da Matteo Renzi e di costruirsi uno spazio tutto suo, di essere un ottimo collante tra le varie linee che nel partito ormai si sono costituite.

Nello specifico, il programma che il neo-segretario ha eretto riparte dalla scuola e dal sapere in generale. Vi è, nell’intenzione, il miglioramento dello status dei docenti, l’aumento degli stipendi dei professori, miglioramento alternanza scuola-lavoro.

Sembra quasi di essere tornati dieci anni indietro, quando Veltroni calcava, sognante, l’entusiasmo degli elettori democratici. E proprio da quella scuola proviene, il nuovo segretario del Partito Democratico. Che sa benissimo di doversi rimboccare le maniche e di dover lavorare duramente, per riconquistare quanto è stato perso dalla gestione malvagia di Matteo Renzi.