PD, continua lo scontro fratricida nella scalata alla leadership
Nel Pd si rinnova lo scontro fratricida fra le parti. Ora è il Ministro Orlando che, attaccando il suo avversario, smentisce le sue scelte politiche recenti
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Ad una settimana dal voto dei circoli si infiamma la scalata verso la segreteria del PD.
Con Emiliano fuori gioco a causa di un incendente durante la campagna congressuale, a balzare alle cronache sono gli altri due candidati alla segreteria democratica che, in vista del voto finale di aprile, non si risparmiano colpi bassi.
In una situazione più che paradossale, trattandosi di tre personaggi che fino ad un mese fa hanno condivisio la scena politica nazionale, è il Ministro della Giustizia Andrea Orlando a tuonare contro l’ex Segreterio Matteo Renzi.
Lamentando tutte le politiche portate avanti negli ultimi due anni, da lui comunque condivise sia con il governo precedente che con quello attuale, il candidato di ciò che rimane della sinistra PD ha fatto emergere ancor di più le peculiarità di questo confronto in salsa democrat.
Infatti, considerando tanto le rimostranze del Ministro della Giustizia quanto le risposte dell’ex Presidente del Consiglio, possono essere evidenziate due elementi che cozzano da un lato con la realtà dei fatti e dall’altro con l’atipica campagna congressuale.
Facendo riferimento al primo punto, si può dire che l’anti-renzismo di Orlando di queste ultime ore entra in contraddizione con quanto fatto, e fortemente avallato, dallo stesso titolare del Dicastero nell’ultimo periodo.
La storia della Legislatura in corso, difatti, mette in evidenza quanto il duo Renzi – Orlando abbia lavorato, praticamente, verso una medesima direzione tanto da arrivare non solo ad una visione comune durante la riforma costituzionale ma anche ad un progetto generale che coinvolgesse diversi ambiti nazionali.
A tutto ciò, collegandosi al secondo fattore, si unisce il cambio repentino, avvenuto in pochissimo tempo, dove, annusando contrarietà a quanto fatto dall’ex Premier attraverso le riforme (su tutte quelle sul lavoro), si cerca di recuperare consenso diffuso in vista della più larga consultazione popolare di fine mese.
In questo modo, praticamente, si tenta la carta della disperazione in cui, nonostante lo stesso modus operandi degli ultimi due anni, ci si allontana da quanto fatto, sperando che nessuno noti la differenza, puntando a ricevere non solo più consensi ma anche più “affetto” elettorale in termini futuri.
La battaglia all’interno dell’unica corrente PD è appena entrata nel vivo ma solamente le primarie nazionali riusciranno a definire i veri obiettivi dei diversi candidati.
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