19 Luglio 2018 - 13:48

PD: la nuova rottamazione prende piede con l’avvicinamento al M5S

Pd

PD alle prese con l’ennesima ristrutturazione del partito. L’indiscrezione su Di Maio alla Festa dell’Unità aprirebbe nuovi scenari nel sistema partitico italiano

Per il momento è solo un’indiscrezione ma qualora dovesse diventare ufficiale la notizia rappresenterebbe una vera e propria bomba.

In occasione della Festa Nazionale dell’Unità a Ravenna, il PD – o almeno gli organizzatori della manifestazione – avrebbe intenzione di invitare come ospite d’onore il ministro Luigi Di Maio.

Dal 24 agosto al 10 settembre, quindi, in casa democratica si dovrebbe assistere ad una nuova stagione di rottamazione. Ciò cambierebbe totalmente l’approccio del partito rispetto alle stagioni appena passate (e mai del tutto chiuse).

Questa mossa, un po’ a sorpresa (che gioverebbe anche ai 5 Stelle dopo la sponda a destra “salviniana”) avrebbe delle conseguenze non poco da considerare. Infatti, aprirebbe la strada a scenari non del tutto inaspettati nell’immediato futuro.

Dal punto di vista prettamente partitico, per il PD l’apertura al M5S (paventata anche nei giorni scorsi da diversi big di partito) non solo porterebbe ad un’ulteriore scissione (pensata da diverso tempo dallo stesso Renzi dopo le varie sconfitte, interne e non) ma anche ad un pesante riposizionamento su tanti temi non del tutto digeriti dall’elettorato dem.

Fra questi ultimi è possibile ritrovare il tristemente celebre Jobs Act che, agli antipodi con la politica pentastellata (partita proprio con il Decreto Dignità), non è più considerato così intoccabile (avendo spostato l’asse elettorale visibilmente verso il centro) dalla gestione nazionale.

A questo, inoltre, si assocerebbe un ulteriore punto che guarderebbe ad un’azione futura in ottica di differente responsabilità nazionale.

In pratica, l’eccessiva velocità con cui sono portati avanti i punti cruciali dei programmi di Lega e M5S fa presumere una legislatura breve ma intensa, con probabile fine fra il 2019 ed il 2020.

Avvertendo questa possibilità, il PD potrebbe cogliere la palla al balzo e sfruttare al massimo una eventuale seconda occasione in caso di formazione di un nuovo esecutivo.

La circostanza, non del tutto inimmaginabile come detto in precedenza, da un lato porterebbe i pentastellati a riallinearsi su posizioni più democratiche dello scacchiere partitico italiano, abbandonando il pugno duro del Ministro degli Interni. Dall’altro, consentirebbe al PD di attirare di nuovo quella parte di elettorato, suddiviso fra i vari schieramenti, perso inesorabilmente durante gli ultimi sei anni.

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