E’ agghiacciante il numero di persone giustiziate con pena di morte emerso nel rapporto di Amnesty International. Nell’ultimo anno sono morte 883 persone in almeno 20 Paesi. Con un incremento del 53% rispetto al 2021. Questo numero rappresenta il dato più elevato degli ultimi cinque anni. L’organizzazione sottolinea l’importanza di non rimanere indifferenti o inerti di fronte ai governi che ancora praticano ampiamente la pena di morte.
“È giunto il momento che gli Stati e le Nazioni Unite aumentino le pressioni nei confronti di chi si rende responsabile di queste clamorose violazioni dei diritti umani e assicurino garanzie internazionali“, ha chiesto la segretaria generale dell’organizzazione per i diritti umani Agnès Callamard.
Lo scorso anno sono tornate le esecuzioni in cinque Paesi: Afghanistan, Kuwait, Myanmar, Palestina e Singapore. Negli Stati Uniti il numero dell’esecuzioni è aumentato, rispetto al 2021, da 11 a 18.
La Cina ha nascosto l’utilizzo della pena di morte ma è al primo posto per le esecuzioni. La seguono Iran, Arabia Saudita, Egitto e Stati Uniti d’America.
Le condanne sono soprattutto per reati legati alla droga: “In un crudele mutamento di scenario, quasi il 40 per cento delle esecuzioni registrate ha riguardato reati di droga. È importante sottolineare che queste esecuzioni colpiscono in modo sproporzionato persone svantaggiate“, ha commentato Callamard.
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