Giri e rigiri e si ritorna all’ovile. Le marce indietro sono ormai all’ordine del giorno nel Governo Meloni. L’ultima riguarda le pensioni e il ministro Matteo Salvini. La legge di bilancio dovrebbe arrivare in Senato nel weekend o al massimo lunedì prossimo. Il condizionale però è d’obbligo, dato che nessuno ha ancora letto un testo definitivo della Manovra. Quest’ultima, in realtà, è stata approvata il 17 Ottobre scorso, sebbene resti cieco il punto riguardante le pensioni.
Per ora vi sono solamente bozze provvisorie, che però sono bastate a innescare uno scontro interno alla maggioranza, con protagonista proprio il ministro delle Infrastrutture. Già nella conferenza stampa successiva al Consiglio dei Ministri, infatti, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha rivelato come i criteri per il pensionamento anticipato sarebbero diventati molto più restrittivi. Inoltre, il ministro aveva annunciato l’innalzamento dell’età per l’uscita dal lavoro, con il passaggio da Quota 103 (62 anni + 41 di contributi) a Quota 104 (63 anni minimo).
Si capisce da sé che, a questo punto, una delle promesse elettorali più grandi della destra sia stata completamente infranta. Il Governo, che auspicava in periodo elettorale la possibilità del superamento della legge Fornero, oggi corre proprio in direzione di quest’ultima. Infatti, la possibilità di andare in pensione semplicemente con 41 anni di contributi, ora, diventa lontanissima. Oltre a quota 104, si prospettava, tra l’altro, un aumento delle penalizzazioni per chi lascia il lavoro prima del limite di 67 anni, previsto dalla Fornero; parametri più stringenti del passato per Ape Sociale e Opzione Donna; l’allungamento delle cosiddette finestre di uscita, cioè il tempo che chi ha raggiunto i requisiti deve aspettare, prima di poter effettivamente ritirarsi dall’impiego.
Insomma, un vero e proprio disastro che coinvolge la Lega, scontenta della Manovra e impossibilitata ad intervenire senza il benestare della premier.
A questo punto, è cominciato un braccio di ferro tra la Lega e Fratelli d’Italia per le pensioni. Giorgetti ha chiesto di aspettare il testo ufficiale della legge di Bilancio. Secondo quanto reso noto, però, a quasi due settimane dall’approvazione in Consiglio dei Ministri ancora non c’è. Si parla dunque, ancora, di bozze non definitive riguardanti la riforma delle pensioni. Altre fonti vicine a Salvini indicano che la trattativa possa essere chiusa nelle prossime ore.
Salvini punta soprattutto allo scalpo e al ritorno a Quota 103, con qualche accorgimento che possa allargare la platea dei beneficiari. Il vero problema, più che altro, sarà comprendere se questo “pugno duro” sarà usato come trattativa per mediare tra le parti e, soprattutto, se potrà essere utilizzato per rivendicare un successo.
Il rischio vero è che il ritorno alla vecchia norma delle pensioni possa costituire un Cavallo di Troia effettivo per gli italiani. Infatti, il ritorno a Quota 103 non sarebbe altro che la prosecuzione di ciò che Mario Draghi aveva previsto di optare per lo scorso anno, quando lui era presente al Governo. Ora, però, l’incognita è ulteriormente aperta, perché le altre misure restrittive potrebbero portare la norma ad entrare in conflitto.
Insomma, almeno per ora, le parole di Salvini promesse in campagna elettorale sembrano restare solamente su carta, e non progredire dal punto di vista dei fatti. Una Lega, dunque, che ancora una volta promette e non mantiene.
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