30 Dicembre 2018 - 09:00

La Pentola Magica di Taron che cuoce a fuoco lento

taron e la pentola magica

Taron e la pentola magica è un film d’animazione Walt Disney Pictures datato 1985. Rappresenta, secondo il canone ufficiale, il 25° lungometraggio animato della collezione dei Classici Disney. Per la prima volta la Disney abbandona la fiaba per il fantasy dark

Taron e la pentola magica (titolo originale The Black Cauldron) rappresenta un vero e proprio caso. Ci troviamo negli anni ’80, un decennio particolare. Come già detto nella recensione di Red e Toby, in quegli anni di ribellione e rivoluzione stava cambiando tanto anche il mondo dei cartoni animati.

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Un flop di critica e botteghino

Se Don Bluth, animatore e regista esperto, arrivò a distaccarsi dalla Disney per creare il suo studio animato, è proprio alla natura dark che si ispira Taron e la pentola magica, grande tratto distintivo nei confronti del precedente Red e Toby.

Eppure, la Disney, che aveva sempre deliziato e incantato il mondo, soprattutto dei più piccini, non fece un bell’esordio nel cambiare genere. Segnale che, indubbiamente, decretava come la Disney stesse prendendo sempre più consensi dai più piccoli grazie alle sue semplici storie. Non più grazie a rivoluzioni e innovazioni artistiche, ricordiamo che Biancaneve stupì il globo non tanto per la sua narrativa, ma per la sua messa in scena, che è diverso.

Nonostante ciò, il flop al botteghino e del responso della critica non fermarono la strada che negli anni Taron e la pentola magica riuscì a tracciarsi in solitaria. Il film troverà nuovi fan con le generazioni future, quando il fantasy e il dark diverranno realtà incontrastabili del nuovo millennio.

Da fiaba romantica a fantasy horror

Già dai primi secondi di pellicola possiamo notare gli stravolgimenti narrativi che la Disney decide di attuare. Non più il libro che si apre per narrarci quel “C’era una volta..” sotto atmosfere delicate e fiabesche. Bensì stavolta è il turno della leggenda, del mito, a tratti anche del gotico.

Taron e la pentola magica si apre con la descrizione di un mondo soggiogato da re e tiranni, dotati di poteri magici e da ambizioni di sterminio. Ma poi c’è il bene che si contrappone al male. E lo fa seguendo tutti i principi narrativi dell’eroe e della letteratura che oggi ben conosciamo.

Taron è un guardiano di porci tanto voglioso quanto inesperto. Ad aiutarlo non mancheranno gli elementi magici, come i folletti, o simpatici alleati – nonché spalle comiche – come menestrelli e Gurghi, animaletto inizialmente opportunista che si rivelerà fondamentale per la crescita dell’eroe.

Ciò che combatte Taron è quanto di più standard potremmo immaginare: creature malefiche, eserciti di non morti, piani di sterminio. Il tutto alla ricerca di questa fantomatica pentola magica dai poteri tanto immensi quanto misteriosi.

Gli elementi fantasy presenti ancora oggi

Ciò che nel 1985 probabilmente il pubblico non poteva recepire erano proprio gli elementi caratterizzanti del fantasy.

Basti pensare alle saghe o ai merchandise che oggigiorno dominano il mercato cinematografico e non solo. L’esercito degli immortali, evocato dal villain Re Cornelius, non è tanto diverso da quello degli Estranei in Games of Thrones.

Così come la potenza mistica spesso accomunata agli oggetti inanimati. Nel caso di Taron parliamo di una pentola, in altri fantasy abbiamo Anelli del Potere o persino oggetti d’uso quotidiano che diventano magici contenitori di pezzi d’anima come gli Horcrux.

Se la Disney con Taron e la pentola magica stupì il mondo nel gettarsi in un genere al quanto inesplorato, non riuscì a farlo con le intenzioni giuste.

Il lungometraggio, infatti, si dimostra funzionante se paragonato alle influenze che l’animazione stessa ha subito di lì in avanti. Non a caso Taron è nelle animazioni molto accostabile allo studio Bluth che con film come Charlie – anche i cani vanno in paradiso dava all’animazione nuova linfa e nuovo spessore narrativo.

Il flop di Taron è legato all’immagine che la Disney si era costruita con due dozzine di lungometraggi, i suoi parchi a tema, e l’effetto sogno che diventa realtà. Ma dopo circa 50 anni l’uscita di Biancaneve e l’uscita dell’animazione stessa, qualcosa iniziava a cambiare.