2 Novembre 2023 - 16:58

Il caso Claps è anche un podcast, “Dove Nessuno Guarda”

"Dove Nessuno Guarda", segna il ritorno dietro al microfono di Pablo Trincia, il "Caronte" italiano dei podcast true-crime

Elisa Claps podcast

A trent’anni dalla sua scomparsa, il caso di Elisa Claps, ritrovata cadavere nel marzo 2010 all’interno del sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità a Potenza, rivive attraverso il podcast “Dove Nessuno Guarda – Il Caso Elisa Claps” (Chora Media).

Ne è narratore ed autore, insieme a Alessia Rafanelli e Riccardo Spagnoli, Pablo Trincia, giornalista freelance ed ex inviato de Le Iene che già nel 2017 con “Veleno” aveva sdoganato i podcast in Italia.

“L’idea di lavorare al caso Claps è venuta fuori durante una riunione nell’inverno di quest’anno. Io non ne sapevo molto, ma ho deciso di seguire il mio istinto”. Gli otto episodi del podcast, divenuto anche un approfondimento per SkyTg24 in onda il 13 e 14 novembre prossimi e impreziosito dalla colonna sonora “subliminale” di Michele Boreggi, sono il frutto di un certosino lavoro di ricostruzione che ha potuto attingere da intercettazioni, verbali, un video della Procura relativo al ritrovamento del corpo di Elisa Claps il 17 marzo 2010 (“lo abbiamo messo nell’introduzione della prima puntata perché per me, quando racconto una storia, è importantissimo tirarci subito dentro l’ascoltatore”) e l’archivio di immagini private e quotidiane (in forma di videocassette) della famiglia Claps. “Quando ho visto questo mobiletto pieno di videocassette”, ricorda Trincia, “mi sono subito illuminato, avendo già lavorato su Veleno, per il quale ascoltai ore e ore dei colloqui dei bambini protagonisti (strappati alle loro famiglie per presunti abusi sessuali, ndr.). Filomena Claps, la madre di Elisa, che è una donna minuta ma fa paura per quanto è determinata, ci ha detto di fare come fossimo a casa nostra”.

Quando si lavora su un caso di cronaca come quello di Elisa Claps, il sostegno della famiglia è fondamentale. Ma non è sempre stato facile scavalcare quel muro di omertà che ancora grava sull’accaduto: “Siamo andati alla ricerca di Fatima, la moglie londinese di Danilo Restivo. L’abbiamo vista scostare la tenda con la stampella ma non ha voluto parlarci”. E così Don Wagno, il prete che all’epoca del ritrovamento del corpo di Elisa gravitava attorno alla Santissima Trinità, si è sottratto alle richieste di chiarimento di Pablo e del suo gruppo di lavoro: “La Chiesa di Potenza ha ancora molte cose da raccontare e, dopo trent’anni, è arrivato il momento della verità”.

A Potenza “Dove Nessuno Guarda” ha riacceso l’attenzione sul caso Claps, come ha raccontato lo stesso Trincia senza lesinare commozione: a margine del trentesimo anniversario della scomparsa di Elisa, sono stati molteplici i flashmob organizzati davanti alla Chiesa della Santissima Trinità, nei pressi della quale le persone si riunivano proprio per ascoltare il podcast: “L’attenzione al nostro lavoro è stata sorprendente, soprattutto se consideriamo che ad oggi i podcast si ascoltano soprattutto nei grandi centri urbani come Milano e Roma e che quindi Potenza non era ancora abituata a certi formati”.

Cecilia Sala, Stories e la tecnologia in contesti di guerra

Per dare ancora qualche dato, dal 2017 ad oggi in Italia i fruitori di podcast sono aumentati del 244%, soprattutto tra i Millenials. La maggior parte del pubblico si concentra sulle produzioni non-fiction, divisa esattamente a metà tra podcast true-crime (genere al quale “Dove Nessuno Guarda” è pienamente ascrivibile) e daily di informazione.

Tra questi, un posto di assoluto rilievo nel palinsesto del “consumatore italiano medio” di podcast è occupato da Stories, con cui la giornalista Cecilia Sala racconta, spesso sul campo, la politica estera e gli equilibri geopolitici che scricchiolano in un mondo costantemente in ebollizione.

Sala, attualmente sul fronte del rinnovato conflitto israelo-palestinese, ha inoltre di recente pubblicato L’Incendio, un reportage tra Iran, Ucraina e Afghanistan, che risulta ai nostri occhi anche un’efficacissima opera documentale sull’uso che della tecnologia viene fatto in contesti di guerra: per esempio in Iran, dopo la morte di Mahsa Amini, sono state installate delle telecamere basate sull’intelligenza artificiale che capiscono quando una ragazza non indossa correttamente il velo; o ancora in Ucraina, attraverso una semplice applicazione per smartphone, anche dei comuni cittadini senza particolari competenze informatiche possono partecipare ai piccoli attacchi hacker che mirano a destabilizzare le infrastrutture russe. Tra gli obiettivi più sensibili, il sito della Difesa russa, che contiene tutte le informazioni relative ai soldati impegnati sul campo. L’obiettivo è far pervenire a mogli, sorelle, fidanzate, le crude immagini dal fronte per “seminare il panico e generare la diserzione”. Infine, in Afghanistan molta della Resistenza scesa in piazza dopo il ritorno al potere dei talebani, si è organizzata tramite Whatsapp: uno dei gruppi più incisivi in questo senso si chiama “Potere alle Ragazze”, quelle stesse giovani donne che continuano nascostamente ad istruirsi grazie all’abnegazione di alcuni insegnanti che offrono loro lezioni da remoto tramite Skype e Zoom.

Il podcast come veicolo della Memoria: “Tienimi la mano”- Liliana Segre

E’ opportuno notare che senza “Stories”, tra le produzioni di punta Chora Media (la più grande podcast company italiana, diretta da Mario Calabresi) probabilmente non esisterebbe L’Incendio: ecco allora che il podcast (termine comparso per la prima volta sul dizionario New Oxford diciotto anni fa) innesca un virtuoso circolo creativo che investe anche altri media. Per esempio, “Proprio a me” (audioserie in cui Selvaggia Lucarelli racconta la sua esperienza da vittima della dipendenza affettiva) potrebbe presto diventare un film, prodotto da Fandango, dopo essere stato pietra angolare del libro autobiografico “Crepacuore”. Percorso inverso, dal libro al podcast, quello che ha invece interessato “La Città dei Vivi” di Nicola Lagioia, sul controverso omicidio di Luca Varani. I podcast intrattengono, informano ma – in alcuni casi – possono diventare anche lascito per le generazioni future: lo sarà senz’altro “Tienimi la mano”, in cui Myrta Merlino intervista la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta agli orrori della Shoah, o anche “Popecast”, in cui Papa Francesco racconta i suoi primi dieci anni sul soglio pontificio, seguiti alle storiche dimissioni di Benedetto XVI nel 2013.

Il futuro del podcast: due conti

Forte di investimenti sempre più corposi, il podcast si configura quale vero e proprio “medium del futuro”: innanzitutto perché la sua produzione non è necessariamente vincolata a un budget che potrebbe limitare la libertà creativa del podcaster; in seconda battuta perché si tratta di un formato agile anche dal punto di vista dell’ascoltatore. Per fruirne, infatti, non è necessario fermarsi (come invece davanti allo schermo del cinema o della tv) ma lo si può ascoltare in qualsiasi momento della giornata, anche come accompagnamento ad altre attività quotidiane.

Dal punto di vista economico, in Italia la produzione di un podcast è nella maggior parte dei casi affidata a un editore, anche se sono sempre di più le aziende private che vi investono inserendo, in apertura o in coda ad un episodio, un disclaimer ai propri prodotti. Terza via è quella dell’autofinanziamento: la fruizione dei podcast è in questo caso legata alla sottoscrizione di un abbonamento; è il caso per esempio di “Closer”, l’approfondimento quotidiano di Francesco Oggiano, disponibile dal prossimo 4 dicembre esclusivamente per quanti per quanti abbiano nel frattempo aderito alla membership di Will o di “Morning”, la rassegna stampa che Francesco Costa quotidianamente fa per gli abbonati a Il Post.