16 Novembre 2021 - 16:30

Polonia: gas lacrimogeni contro i migranti al confine con la Bielorussia

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Polonia: gas lacrimogeni contro i migranti al confine con la Bielorussia. Dall’Unione europea arrivano a 25 milioni di euro per le frontiere

È ancora altissima la tensione al confine tra Polonia e Bielorussia dove da giorni sono bloccati migliaia di migranti che chiedono di entrare in Europa.

Il ministero della Difesa ha riferito che la polizia di Varsavia ha lanciato gas lacrimogeni in risposta al lancio di sassi da parte dei migranti.

Stando alla ricostruzione della polizia polacca, un gruppo di migranti ha tentato di forzare la frontiera fra Polonia e Bielorussia al valico di Kuznice gettando pietre, bottiglie e altro. Fonti di Varsavia ritengono che i servizi bielorussi abbiano munito i migranti degli oggetti usati durante gli scontri.

Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha definito l’uso di gas lacrimogeni da parte della Polonia contro i rifugiati al confine con la Bielorussia “inaccettabile”.

Intanto il Parlamento europeo e Consiglio Ue hanno dato il via libera al bilancio comune per il 2022: è stata approvata anche la proposta, avanzata nei giorni scorsi dalla Commissione europea, che prevede l’aumento del Fondo per la gestione integrata dalle frontiere.  L’obiettivo principale è quello di destinare 25 milioni di euro alla crisi migratoria ai confini con la Bielorussia per sostenere gli altri Stati membri.

Dei 6,4 miliardi di euro del bilancio Ue (2021-2027) per la gestione delle frontiere, alla Polonia sono destinati 114,5 milioni, mentre all’Ungheria 80 milioni (compresi i fondi d’emergenza).

Eric Mamer ha affermato, a tal proposito:

“La posizione della Commissione europea è che i fondi Ue non debbano essere usati per costruire i muri, che non vuol dire che le barriere fisiche non devono essere costruite”.

Sull’annuncio della Polonia relativo alla costruzione di un muro al confine con la Bielorussia è intervenuto Papa Francesco:

“La storia in questi ultimi decenni ha dato segni di un ritorno al passato: i conflitti si riaccendono in diverse parti del mondo, nazionalismi e populismi si riaffacciano a diverse latitudini, la costruzione di muri e il ritorno dei migranti in luoghi non sicuri appaiono come l’unica soluzione di cui i governi siano capaci per gestire la mobilità umana. In questi quaranta anni e in questo deserto, tuttavia ci sono stati segni di speranza che ci permettono di poter sognare di camminare insieme come un popolo nuovo verso un noi sempre più grande”.