14 Febbraio 2020 - 16:09

Prescrizione: il dibattito spacca il Governo e non ha soluzione

prescrizione

Nel dibattito sulla prescrizione che rischia di spaccare il Governo, nessuno ha ragione. Né Bonafede, che sostiene la riforma, né Renzi

Le beghe, si sa, nei Governi italiani non finiscono mai. Soprattutto negli ultimi anni, da quando sulla scena politica italiana è subentrato un terzo attore come il Movimento 5 Stelle, l’idea stessa di coalizione si è completamente frammentata. Ne consegue che, se già prima con la Lega il partito “grillino” aveva avuto le sue ragioni per mandare all’aria la partnership, qui con il centrosinistra si ripresenta la stessa cantilena. Questa volta il tema principale su cui si dibatte è la prescrizione.

A sembrare davvero strana, però, è la disputa che si è accesa tra il partito (che fu) di maggioranza del Governo e quello di minoranza. Movimento 5 Stelle e Italia Viva battagliano continuamente, senza esclusione di colpi, per dare sostegno o per far crollare una riforma di cui ognuno (per le proprie ragioni) ha un parere diverso. Se da un lato lo spirito puramente giustizialista del partito fondato da Beppe Grillo tenta le sue carte spingendo con il ministro Bonafede, dall’altro ci pensa Renzi a smontare tutti gli entusiasmi. La cosa, però, che a tutti non sta passando inosservata è la completa immobilità sugli altri fronti.

Solamente oggi il premier Conte è tornato a riproporre quel fatidico piano per il Sud promesso a più tornate, smorzando per un attimo toni e polemiche. Ma nel dibattito esecutivo si è ormai insinuato questo “spettro” della prescrizione, che minaccia di fare vittime illustri. Dunque, a conti fatti, assodato che ognuno ha la propria posizione, chi ha ragione? Il paradosso di questa vicenda è proprio questo: nessuno dei due partiti la ha pienamente. E ora spieghiamo il perché.

Il focus sbagliato

Italia Viva né il Movimento 5 Stelle hanno ragione. Il motivo è molto semplice. Ancora una volta, il Governo italiano si focalizza solamente sulla forma, mettendo da parte la vera sostanza del problema: la lunghezza dei processi e la burocrazia. La vera questione da affrontare nel merito giuridico è proprio questa. La prescrizione, ormai, si utilizza in modo pressoché sbagliato. Infatti, che senso ha incidere sulla vita di una persona (in modo negativo o positivo) magari a vent’anni di distanza dall’inizio del processo? Potrebbe anche essere controproducente. Quella stessa persona potrebbe aver deciso di cambiare completamente vita e ravvedersi. Ed è quindi giusto punire un redento? O almeno, è giusto che quella persona aspetti tempi immemori per un semplice giudizio? La risposta a tutte queste domande è no.

Dunque, dal punto di vista politico, il tutto va solamente a discapito della tenuta del Governo e a vantaggio di quel “mangia-social” che corrisponde al nome di Matteo Salvini. Naturalmente, è inutile nascondere che Italia Viva e Movimento 5 Stelle stanno creando i perfetti presupposti per una delle classiche situazioni in cui lui sguazza dal punto di vista politico. Una situazione in cui, ancora una volta, è lui a farsi ambasciatore dell’opposizione, seppur impegnato in altre magagne ben più impegnative (come il processo per il sequestro della Gregoretti).

Da un lato, questi potevano essere i tempi giustissimi per provare ad avanzare le proprie ambizioni governative. E il PD, in questa situazione, che ruolo ha? Per ora, sembra l’unico ad aver capito davvero il punto. A più riprese, gli esponenti hanno chiesto espressamente ai suoi alleati di tornare ad occuparsi del Paese e non di questioni frivole. Zingaretti ha però sostenuto il pensiero di Giuseppe Conte, schierandosi (almeno momentaneamente) contro Renzi.

A questo punto, sembra davvero improponibile, per un principio di democrazia, che Matteo Renzi continui ad opporsi. La maggioranza del Governo è contro di lui. E, del resto, far cadere il Governo per un capriccio banale su una riforma spianerebbe la strada ad un cataclisma di nome centrodestra. Sarebbe conveniente? La risposta, ancora una volta, è no.