Putin e i “suoi” figli. Il calo demografico della Russia
Calo demografico in Russia: con un tasso di natalità così basso, la macchina pubblica di un paese contraddistinto da una grande estensione geografica rischia il collasso. Al via libera incentivi economici anche per la fecondazione in vitro
Russia. Il Rosstat, l’agenzia federale russa per le statistiche, ha comunicato di nuovo per l’anno 2020, un calo demografico nel paese. Questo ha confermato gli effetti di un trend negativo, che già nel decennio 2004-2014 ha registrato il momento più critico.
Cosa sta accadendo in Russia, ce lo spiega forse in maniera più chiara il Prof. Andrej Kortoaev della Higher School of Economics: a diminuire è il numero delle madri fertili. Il fenomeno del calo demografico in Russia pare abbia avuto origine negli anni ’90 a seguito delle disastrose riforme economiche. Gli interventi del primo ministro Egor Timurovič Gadjar diminuirono considerevolmente il potere d’acquisto della popolazione, tanto che il problema principale dei cittadini russi era quello di “sopravvivere” più che di procreare. Alla fine degli anni ’90 il numero delle nascite risultò persino dimezzato rispetto allo stesso periodo del decennio precedente.
Il Presidente Putin ha pertanto destinato dei fondi per il progetto demografico in cima alla sua agenda. Nel 2000 il governo stanziò circa 40 miliardi di dollari, questa volta se ne prevedono altri 10, sotto forma di sussidi per incentivare le nascite, per le famiglie in difficoltà o con più di due figli. Ma tutto questo potrebbe purtroppo non risolvere un problema, il cui andamento sembra irreversibile.
A favorire il calo demografico della popolazione russa, che oggi conta poco meno di 147 milioni di abitanti, sono stati diversi fattori tra cui l’esodo di migliaia di giovani, che in paesi quali, Germania, Stati Uniti ed Israele hanno cercato aspettative di crescita individuale. Nel paese inoltre, non ci sono aspettative di vita molto lunghe, escludendo le grandi città metropolitane quali Mosca e San Pietroburgo. Inoltre la Russia registra ancora oggi un alto numero di interruzioni di gravidanza volontaria rispetto ad Europa e Stati Uniti. Nel paese è infatti possibile abortire fino alla dodicesima settimana di gravidanza e utilizzare l’aborto come mezzo di controllo delle nascite.
La tv nazionale cerca di proporre stili di vita più sani, cercando anche di frenare l’abuso di alcool, ritenuto da sempre causa di decessi prematuri e, si è aggiunta, di infertilità per le donne. Ci vengono in mente le locandine sovietiche degli anni ‘60 e ‘80 che rappresentavano l’alcool come la “piaga” della società russa, dopo che l’ex presidente sovietico, Michail Gorbačëv nel 1985, ne vietò parzialmente l’uso a seguito di lavoratori che arrivavano in fabbrica ubriachi e alteravano l’equilibrio di dinamiche economiche e sociali.
Con un numero sempre minore di nascite, non solo non si arresterà il calo demografico della popolazione russa, che secondo qualche teoria pessimista potrebbe raggiungere nel 2052 quella del regno Unito. Meno giovani entreranno nel mondo del lavoro, sempre meno sarà possibile sostenere l’economia nazionale e il sistema pensionistico.
L’immigrazione potrebbe essere l’ultima spiaggia per il presidente Putin. Oggi la popolazione russa conta numerosi immigrati dagli ex paesi dell’Unione Sovietica, come Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan, Moldavia, Ucraina e inoltre dal sud-est asiatico. Ma sembra che il Presidente non abbia facilitato le procedure di rientro nel paese per tutti, ma solo per coloro che possono contribuire qualitativamente alla crescita del paese.
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