Raoni, capo indigeno dell’Amazzonia, in Europa per proteggere le sue terre

Raoni, leader del popolo Kayapò, sarà in Europa per tre settimane. Incontri per sensibilizzare i popoli a favore dell’Amazzonia ed evitare la diga di Belo Monte

Secondo gli ultimi dati, negli scorsi 12 mesi la deforestazione in Amazzonia è aumentata del 20%. Le conseguenze per l’ambiente e per i popoli indigeni sono immense e, per questo motivo, i capi tribù si stanno muovendo. A metterci la faccia è soprattutto Raoni Metukire, leader del popolo Kayapò dell’Amazzonia. Raoni si trova in Europa, dove girerà ed incontrerà i capi di stato (tra questi anche Papa Francesco in Vaticano) per sensibilizzare sul problema della deforestazione e non solo. Sta infatti invitando tutti a sottoscrivere la sua petizione per fermare il progetto Belo Monte, che prevede la costruzione di una diga idroelettrica.

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Si legge infatti sul sito di Raoni: “Noi, popolo indigeno di Xingù, non vogliamo nessun Belo Monte. Noi, popolo indigeno di Xingù, lottiamo per il nostro popolo, per la nostra terra ma anche per il futuro del pianeta. Il presidente Lula ha dichiarato di essere preoccupato per gli Indiani, di essere preoccupato per l’Amazzonia e di non volere che delle ONG internazionali si oppongano alla diga di Monte Belo. Noi non apparteniamo alle ONG internazionali. Noi, i 62 capi indigeni dei villaggi (…) abbiamo già subito numerose invasioni e affrontato numerosi pericoli“.

“Se l’uomo bianco continua così, sarà tutto distrutto molto presto”

Continua: “La foresta è il nostro fruttivendolo, il fiume il nostro mercato. Noi non vogliamo che i corsi d’acqua dello Xingù siano invasi e che i nostri villaggi ed i nostri bambini, che saranno educati secondo i nostri costumi, siano in pericolo. Noi non vogliamo la diga idroelettrica di Monte Belo perché sappiamo che non porterà altro che distruzione. Non pensiamo solo a livello locale, ma anche a tutte le conseguenze distruttrici di questa diga: attirerà ancora più imprese, più aziende agricole, favorirà l’invasione delle nostre terre, i conflitti e la costruzione di nuove dighe. Se l’uomo bianco continua così, sarà tutto distrutto molto presto. Noi ci chiediamo: ‘Cosa vuole il governo di più? Cosa avrà di buono tanta energia dopo tanta distruzione?‘”.

Conclude poi: “Abbiamo già avvisato il governo che se la costruzione della diga avrà luogo, la guerra sarà dichiarata e il governo ne avrà la responsabilità. Il governo non ha capito il nostro messaggio e, ancora una volta, ha beffeggiato i popoli indigeni, assicurando che costruirà la diga, costi quel che costi. Quando il presidente Lula ha dichiarato ciò, ha dimostrato che non tiene per nulla in conto la parola dei popoli indigeni e che non riconosce i nostri diritti. La sua mancanza di rispetto l’ha portato a pianificare una gara d’appalto per il Belo Monte durante la Settimana dei popoli indigeni“.

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Qui il link con il testo integrale dove è possibile firmare la petizione.

Guido Isacco

Giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti-Sezione Campania. Appassionato di scienza, arte e attualità. Collaboratore presso ZON.it, per il quale cura principalmente la rubrica HealthZon.

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