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Recovery Plan approvato: più risorse a Sanità, Cultura e Istruzione. IV si astiene

Il CdM approva il Recovery Plan ma le ministre di Italia Viva si astengono. Incrementate le risorse previste per Sanità, Istruzione e Cultura. Ecco il piano

Ieri notte, nonostante lo spettro della crisi di governo, il Consiglio dei Ministri ha approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, comunemente noto come Recovery Plan. Si tratta di un documento fondamentale per poter accedere ai fondi del Next Generation EU, comunemente noti in Italia come Recovery Fund. Come fatto trapelare poche ore prima del CdM, le ministre renziane Bellanova e Bonetti si sono astenute perché nel pacchetto di misure non c’era il MES. Sembra dunque inevitabile una rottura definitiva che dovrebbe aprire a breve una crisi di governo.

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Il Piano approvato ieri prevede più risorse per Sanità (salite a ben 20 miliardi), Cultura e Istruzione. Si articola in 3 assi strategici, a loro volta suddivisi in 6 missioni.

I tre assi strategici del Recovery Plan

Il Recovery Plan si snoda su tre assi strategici di interesse comunitario: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale. Ci sono poi altri obiettivi strategici definiti come priorità perseguite in modo trasversale quali l’aumento delle competenze e dell’occupazione dei giovani e interventi per il Mezzogiorno. Mezzogiorno che avrà un occhio di riguardo, una volta tanto.

Sono sei le missioni in cui si articola il piano:

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Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute.
Per ciascuna di queste, il piano indica anche tutte le riforme e gli interventi necessari. Nel complesso, vengono stanziati 210 miliardi di euro. Di questi, 144,2 miliardi finanzieranno progetti ex novo mentre i restanti 65,7 andranno a velocizzare progetti già in essere.

Più del 70% dei fondi rappresentano investimenti pubblici, mentre un 21% sono investimenti privati. Utilizzando le risorse nazionali del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021-2027 non ancora utilizzate vengono stanziati ulteriori 20 miliardi per l’alta velocità ferroviaria, la progettualità integrata, il 5G, il trasporto locale, il ciclo integrato dei rifiuti, il Meridione. Stando alla programmazione del Governo, il 70% dei fondi arriverà entro la fine del 2022 e sarà speso entro il 2023. I prestiti dovrebbero aumentare nel corso del tempo, a partire dal 2024.

Previsioni del Governo

Il Recovery Plan redatto dal Governo prevede che il piano impatterà in maniera significativa sulle principali variabili macroeconomiche e sugli indicatori di inclusione, sull’equità e sullo sviluppo sostenibile. Insomma, si tratta di un piano che stimolerà la rinascita economica del paese, venendo incontro ai giovani e alle parti sociali più esposte alla crisi, il tutto incorniciato in un grande piano di innovazione tecnologica, digitalizzazione e sviluppo sostenibile. Del resto sono le linee guida per un’Europa più ecologica, digitale e resiliente.

Intanto, le ministre di Italia Viva Bellanova e Bonetti si sono astenute dalla votazione, perché il MES richiesto da Renzi non era nel pacchetto. Ma si tratta di una scusa evidente, dal momento che nel Recovery Plan non può esserci uno strumento completamente diverso quale il MES, la cui attivazione spetta in ogni caso al Parlamento, e non al governo.

Luigi Rescigno

Classe '90 e scienziato ambientale. Ho conseguito la laurea magistrale in Scienze Ambientali presso l'Università degli Studi di Salerno. Collaboratore di "A2C - Consulenza Tecnica Specialistica" e appassionato - fra le varie cose - di politica, ambiente, scienza, tecnologia, società, cultura. "L'ambiente è tutto ciò che ci circonda."

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